Crecchio è un comune italiano di 2 603 abitanti della provincia di Chieti in Abruzzo. Il paese conserva l'aspetto di un piccolo borgo medievale dominato dal castello ducale.

Il comune di Crecchio è compreso all'interno della zona collinare che si estende dalla costa adriatica fino al limite della fascia pedemontana della Maiella. Nella parte nord-occidentale il territorio è solcato dal fiume Arielli e dal torrente Rifago che, nel loro corso, hanno delimitato ed isolato il colle su cui sorge il centro storico. Nella parte orientale il terreno digrada dolcemente verso la valle del Moro. Non mancano alcune aree pianeggianti, in particolare in prossimità della Strada Provinciale (ex SS 538) “Marrucina” (località Pietra Lata, Casone e Macchie), nelle zone di Fonte Roberto e Ciaò (comprese tra Villa Mascitti e Casino Vezzani), nei dintorni di Villa Tucci (Padule, Pozzo e Capo Lemare) ed a Santa Maria Cardetola. La pendenza diminuisce progressivamente da SW a NE. L'altimetria varia da un minimo di 86 m s.l.m., misurata nella valle dell'Arielli in località Piano di Morrecine (nella parte settentrionale del Comune), ad un massimo di 276 m s.l.m., registrato nei pressi della vecchia stazione ferroviaria (al confine con il comune di Arielli). La casa comunale è situata a 209 m s.l.m..
La quasi totalità del territorio comunale presenta strati di ciottolame poligenico con lenti di sabbie giallastre e argille grigio-verdognole, originari del Pleistocene Marino. Lungo le valli dell'Arielli e del torrente San Giorgio sono presenti ghiaie, sabbie, limi torrentizi e fluviali risalenti all'Olocene. La valle del Moro è caratterizzata da depositi di sabbie e arenarie giallastre di origine Pleistocenica; diffusi risultano detriti di falda, coperture detritico-colluviali del Pleistocene medio superiore – Olocene, depositi alluvionali e deltizi attuali. Il territorio, nella sua parte centrale e sud-orientale, è inoltre attraversato da alcuni terrazzi morfologici che separano le zone sabbiose da quelle di materiale più grossolano.

Il territorio, intensamente coltivato, presenta una copertura boschiva varia e frammentata; in particolare i luoghi in cui la vegetazione appare più rigogliosa, sono i valloni scavati dai torrenti locali, e formanti il sistema, tipico della collina abruzzese, delle cosiddette “valli a pettine”. In queste zone dove affiorano strati di travertino, predominano specie vegetali riparie quali il carpino nero, l'orniello, il nocciolo ed in particolare l'alloro. Vicino ai corsi d'acqua, dove è facilmente avvistabile il granchio di fiume, sono diffuse varie specie di salice e di pioppo. Ai margini della macchia mediterranea è possibile notare alcune specie che afferiscono alle garighe come l'ampelodesmo e i cisti, mentre nelle zone meno asciutte è presente la canna di Plinio. Rilevante è anche la presenza della robinia che, inizialmente introdotta dall'uomo, si è poi diffusa spontaneamente. Sui colli la vegetazione è costituita soprattutto dalla roverella, a cui si accompagno sorbi, aceri, olmi, carpini e lecci. Tra i lembi boschivi è facile imbattersi nel ciclamino primaverile, la primula, il garofano, la campanula e l'anemone dell'Appennino; rara invece è la presenza dell'orchidea selvatica. I nuclei forestali rappresentano anche un importantissimo rifugio ed habitat per molte specie faunistiche. Tra l'avifauna si segnala la presenza di due specie di rapaci: la poiana e lo sparviero; comuni sono anche lo scricciolo, il merlo, il picchio rosso e verde; è facile imbattersi in cinciallegre, fringuelli, tordi, usignoli, upupe, tortore e cuculi. Tra i mammiferi è possibile trovare i classici abitanti del sottobosco: la faina, il tasso, la donnola, la volpe e puzzola, insieme ad altri piccoli roditori del bosco.
La tradizione vuole che in antichità gli abitanti di Crecchio fossero stanziati nella frazione di Santa Maria Cardetola, a poca distanza dall'attuale centro abitato. Sporadici ritrovamenti, fra cui quello di una dea madre riferibile al paleolitico superiore, frammenti di ossidiana e selci lavorate, confermano la presenza dell'uomo sulle colline di Crecchio fin dall'epoca preistorica. I rinvenimenti di fondi di capanne dell'età del ferro, attestano inoltre una discreta produzione ceramica intorno al IX secolo a.C.

Il 9 settembre 1943, Crecchio ed il castello furono scenario di importanti eventi della storia d'Italia: nella loro fuga verso Brindisi, sostarono nel castello il re Vittorio Emanuele III, la Regina, il principe Umberto, Badoglio e l'intero Stato Maggiore. Qui si decisero le sorti della Monarchia Sabauda. Il principe Umberto era già stato altre volte ospite del duca Giovanni De Riseis e della sua consorte Maria Antonietta d'Alife Gaetani d'Aragona, a Crecchio, negli anni 1926, 1928 e nel 1932 con Maria Josè. Dall'inverno del 1943 all'estate del 1944, Crecchio, trovandosi sulla linea Gustav, subì le devastazioni dei bombardamenti: la Chiesa di San Rocco all'ingresso del paese fu rasa al suolo (e mai più ricostruita), il castello e la Torre dell'Ulivo gravemente danneggiati, la facciata settecentesca della chiesa di San Salvatore semidistrutta così come molte abitazioni.
Resti della villa romana in località Vassarella; il complesso è stato rinvenuto nel 1973 a seguito di lavori per l'impianto di una vigna. Fra il 1988 ed il 1991, una campagna di scavi eseguita in collaborazione fra Archeoclub di Crecchio e Soprintendenza archeologica dell'Abruzzo ha permesso di riconoscere i resti di una grande villa rustica, riferibile alla tarda età repubblicana. I ruderi delle strutture murarie delimitavano un porticato lungo almeno 75 metri, con vari ambienti collocati lungo il corridoio definito dal porticato stesso. All'interno dei vani superstiti sono stati rinvenuti numerosi dolii ed una grande cisterna in calcestruzzo, quasi completamente piena d'acqua e melma. Lo svuotamento della cisterna ha consentito di individuare vari reperti (in particolare frammenti lignei e vasellame) che testimoniano i contatti con aree quali l'Africa, l'Egitto, la Palestina, la Siria e l'Asia Minore. Nel VI secolo l'impianto veniva probabilmente impiegato dai Bizantini per l'approvvigionamento del vicino porto di Ortona. A tale periodo è infatti ascrivibile l'interro archeologico della cisterna, utilizzata come un vero e proprio "mondezzaio".
Nel Castello Ducale è presente il Museo dell'Abruzzo Bizantino ed Altomedievale, dove sono conservati antichi reperti di epoca bizantina e romana. it.wikipedia.org
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