sabato 19 aprile 2025

Manziana - RM | Il bosco Macchia Grande

Il bosco Macchia Grande (in latino silva Mantiana) è un'ampia area boschiva (circa 580 ettari) situata nella provincia di Roma, a sud di Canale Monterano, a sud-ovest di Manziana e a nord-ovest di Bracciano. Circa un chilometro a sud del bosco è presente il monumento naturale Caldara di Manziana, che anticamente era parte integrante dello stesso bosco.

La specie dominante del bosco è il cerro, presente con alcuni enormi esemplari secolari, seguito dalla farnia. Sono inoltre riconoscibili imponenti aceri selvatici, nespoli e carpini, ma anche estese zone di castagni e betulle. Alcune di queste specie sono oggetto di un programma di protezione, motivo per cui, insieme alla grande rilevanza della biodiversità presente, il bosco è stato inserito nell'elenco dei siti di interesse comunitario del Lazio.

Il territorio di Manziana e di Canale Monterano era consacrato dagli Etruschi al dio dell'oltretomba Manth (in latino Mantus): da questo prendeva il nome la silva Mantiana, grande area boscosa che dominava le colline ad occidente del lago di Bracciano, di cui il bosco Macchia Grande è l'unico settore che ancora si conserva. L'associazione tra il bosco ed il dio degli Inferi Manth derivò probabilmente dall'aspetto tetro ed impenetrabile della foresta e dalla presenza diffusa di polle di acqua sulfurea, anticamente considerate una emanazione del mondo sotterraneo. it.wikipedia.org

Il bosco Macchia Grande di Manziana con i suoi 580 ettari di superficie costituisce una delle realtà boschive più interessanti nella zona a Nord di Roma. Situato a 2 Km a Sud-Ovest dell’abitato di Manziana e a 5 Km a Ovest, Nord-Ovest di Bracciano, si integra perfettamente nello scenario di grande splendore naturalistico offerto dal cratere del lago di Bracciano.
Più che per la sua estensione, il bosco Macchia Grande colpisce il passante e il visitatore per la maestosità dei suoi alberi. La presenza predominante di piante di Cerro adulte e mature cala immediatamente il visitatore in una dimensione inusuale restituendo quasi per incanto la sensazione antica, eppure familiare, del contatto diretto con la natura. La presenza del bosco Macchia Grande nel territorio di Manziana è il risultato di un complesso di fattori naturali che hanno finito per imporsi alle scelte dell’uomo, anche se la presenza e l’azione di quest’ultimo nel corso dei secoli ha a sua volta fortemente influenzato la struttura del bosco e la composizione dell’insieme delle specie vegetali naturalmente adatte alle condizioni pedo-climatiche del territorio.
Nell’ultimo decennio, un graduale fenomeno di deperimento del soprassuolo dominante si è reso manifesto sulla superficie del Bosco di Macchia Grande. Nell’arco di pochi anni un numero rilevante di individui arborei adulti, sia in gruppo che in modo isolato, sono morti. Il fenomeno tende ad intensificarsi manifestando i suoi effetti su aree sempre maggiori e con intensità oramai preoccupante.
Per questa ragione l’Università Agraria di Manziana, ha deciso di finanziare al Dipartimento di Protezione delle Piante dell’Università della Tuscia di Viterbo e allo studio professionale AGRIFOLIA, una ricerca finalizzata all’individuazione delle cause scatenanti il fenomeno di deperimento e all’indicazione delle linee di intervento per arginarlo. www.agrariamanziana.it
Il percorso collega il Bosco di Macchia Grande di Manziana con il Monumento Naturale della Caldara di Manziana.
Macchia Grande ha già una propria rete sentieristica tabellata (sentieri A-B-C e D) e quindi dall'ingresso Principale della Macchia si percorrerà il sentiero D (denominato sentiero dei Fontanili) fino ad arrivare al cancello in ferro. Da li si troveranno le indicazioni del Sent. 262b fino al parcheggio della Caldara.
Il percorso è tutto su fondo battuto (tranne circa 200 m di asfalto). 

venerdì 18 aprile 2025

Isola del Gran Sasso d'Italia - Teramo | Santuario di San Gabriele dell'Addolorata

Il santuario di San Gabriele dell'Addolorata è un santuario della Chiesa cattolica che si trova ai piedi del Gran Sasso d'Italia, nel comune di Isola del Gran Sasso d'Italia, in provincia di Teramo (Abruzzo). Il complesso comprende 4 strutture principali:

  • il convento, che ospita la sede dei Passionisti, dove nel 1862 morì san Gabriele dell'Addolorata;
  • la chiesa antica;
  • il nuovo santuario del 1970 in cemento armato, vetro ed acciaio, che in genere viene aperta nei giorni festivi per accogliere l'alto numero di pellegrini (può contenere tra le 5 e le 6 000 persone);
  • la sede del periodico Eco di San Gabriele, rivista mensile collegata all'attività del santuario.

La chiesa antica

Verso il 1215, san Francesco d'Assisi fondò un convento per il suo ordine francescano, nel comune di Isola del Gran Sasso d'Italia, dove rimase fino al tempo delle soppressioni napoleoniche; tale convento è l'attuale Santuario di San Gabriele.

A quanto sembra il santo di Assisi, di ritorno da Roma, venne invitato a mettere pace tra alcune famiglie che si contendevano la proprietà di una chiesa che incideva sulle rispettive proprietà. La piccola Chiesa era in effetti posta sui confini tra Isola di Penne (oggi Isola del Gran Sasso), Trignano e Colledara. Le famiglie, in questione, ammirate del poverello di Assisi pensarono di fargli dono della Chiesa e di un po' di terra attorno alla medesima, togliendo così di fatto il motivo del contendere. Probabilmente nel 1216, iniziò la costruzione di un convento e legato alla chiesetta preesistente. Nel 1809 il convento fu abbandonato dai seguaci di san Francesco, in seguito alla soppressione degli ordini religiosi del periodo napoleonico.

Successivamente la comunità di Isola di Penne, nella persona del sindaco di allora, chiese ai Passionisti di occupare il convento. Questi, partendo da l'Aquila, vennero a predicare una missione nel piccolo centro, quindi visionarono la struttura e presero gli accordi necessari. La prima comunità passionista nel convento si insediò nel 1847. Il giovane Gabriele dell'Addolorata sarebbe arrivato in questo "ritiro" solo nel 1859. La chiesa antica fu quindi oggetto di due successivi lavori di ampliamento: nel 1908 e nel 1920 in corrispondenza cioè della beatificazione e della successiva canonizzazione del santo.

Il portale dell'antica chiesa, che reca l'iscrizione della dedica (Alla vergine Immacolata, San Tommaso, San Francesco, San Cassiano e altri) è stata traslata nel chiostro dove è conservata con l'iscrizione "Porta della Chiesa dal 1590 al 1908". È infatti interessante osservare che la chiesa già a quel tempo fosse dedicata alla Immacolata Concezione di Maria visto che il dogma non sarebbe stato proclamato che oltre due secoli e mezzo dopo, nel 1854.

Dell'originario edificio oggi restano solo: il "Pozzo di San Francesco", la "Scala San Gabriele" (dietro l'antico refettorio, oggi sala capitolare dei religiosi) e, nel chiostro con portali in pietra del XVI secolo, una serie di affreschi del XVII secolo che raffigurano scene della vita di san Francesco.

Nella Chiesa antica è ancora visibile la "tomba" (o luogo della sepoltura) in cui il corpo del santo riposò tra il 1862 e il 1892. I resti mortali del santo invece, dal 1914 sono posti in un'urna le cui fattezze richiamano quelle del santo nella postura denominata "del riposo del giusto" disteso, ma sveglio e orante. La teca contenente l'urna, anticamente posta in una cappella circolare all'interno del vecchio santuario, è stata successivamente traslata nella cripta del nuovo santuario.

La cripta e i confessionali della nuova chiesa sono stati benedetti da Papa Giovanni Paolo II il 30 giugno 1985, essendo la Chiesa ancora oggetto di lavori. La dedicazione del nuovo santuario si è celebrata infine nel 2014, il 21 settembre.

Nel luglio del 1929 papa Pio XI aveva elevato il vecchio santuario alla dignità di basilica minore. it.wikipedia.org

martedì 15 aprile 2025

Abruzzo | Crecchio - CH

Crecchio è un comune italiano di 2 603 abitanti della provincia di Chieti in Abruzzo. Il paese conserva l'aspetto di un piccolo borgo medievale dominato dal castello ducale.

Il comune di Crecchio è compreso all'interno della zona collinare che si estende dalla costa adriatica fino al limite della fascia pedemontana della Maiella. Nella parte nord-occidentale il territorio è solcato dal fiume Arielli e dal torrente Rifago che, nel loro corso, hanno delimitato ed isolato il colle su cui sorge il centro storico. Nella parte orientale il terreno digrada dolcemente verso la valle del Moro. Non mancano alcune aree pianeggianti, in particolare in prossimità della Strada Provinciale (ex SS 538) “Marrucina” (località Pietra Lata, Casone e Macchie), nelle zone di Fonte Roberto e Ciaò (comprese tra Villa Mascitti e Casino Vezzani), nei dintorni di Villa Tucci (Padule, Pozzo e Capo Lemare) ed a Santa Maria Cardetola. La pendenza diminuisce progressivamente da SW a NE. L'altimetria varia da un minimo di 86 m s.l.m., misurata nella valle dell'Arielli in località Piano di Morrecine (nella parte settentrionale del Comune), ad un massimo di 276 m s.l.m., registrato nei pressi della vecchia stazione ferroviaria (al confine con il comune di Arielli). La casa comunale è situata a 209 m s.l.m..

La quasi totalità del territorio comunale presenta strati di ciottolame poligenico con lenti di sabbie giallastre e argille grigio-verdognole, originari del Pleistocene Marino. Lungo le valli dell'Arielli e del torrente San Giorgio sono presenti ghiaie, sabbie, limi torrentizi e fluviali risalenti all'Olocene. La valle del Moro è caratterizzata da depositi di sabbie e arenarie giallastre di origine Pleistocenica; diffusi risultano detriti di falda, coperture detritico-colluviali del Pleistocene medio superiore – Olocene, depositi alluvionali e deltizi attuali. Il territorio, nella sua parte centrale e sud-orientale, è inoltre attraversato da alcuni terrazzi morfologici che separano le zone sabbiose da quelle di materiale più grossolano.

Il territorio, intensamente coltivato, presenta una copertura boschiva varia e frammentata; in particolare i luoghi in cui la vegetazione appare più rigogliosa, sono i valloni scavati dai torrenti locali, e formanti il sistema, tipico della collina abruzzese, delle cosiddette “valli a pettine”. In queste zone dove affiorano strati di travertino, predominano specie vegetali riparie quali il carpino nero, l'orniello, il nocciolo ed in particolare l'alloro. Vicino ai corsi d'acqua, dove è facilmente avvistabile il granchio di fiume, sono diffuse varie specie di salice e di pioppo. Ai margini della macchia mediterranea è possibile notare alcune specie che afferiscono alle garighe come l'ampelodesmo e i cisti, mentre nelle zone meno asciutte è presente la canna di Plinio. Rilevante è anche la presenza della robinia che, inizialmente introdotta dall'uomo, si è poi diffusa spontaneamente. Sui colli la vegetazione è costituita soprattutto dalla roverella, a cui si accompagno sorbi, aceri, olmi, carpini e lecci. Tra i lembi boschivi è facile imbattersi nel ciclamino primaverile, la primula, il garofano, la campanula e l'anemone dell'Appennino; rara invece è la presenza dell'orchidea selvatica. I nuclei forestali rappresentano anche un importantissimo rifugio ed habitat per molte specie faunistiche. Tra l'avifauna si segnala la presenza di due specie di rapaci: la poiana e lo sparviero; comuni sono anche lo scricciolo, il merlo, il picchio rosso e verde; è facile imbattersi in cinciallegre, fringuelli, tordi, usignoli, upupe, tortore e cuculi. Tra i mammiferi è possibile trovare i classici abitanti del sottobosco: la faina, il tasso, la donnola, la volpe e puzzola, insieme ad altri piccoli roditori del bosco.

La tradizione vuole che in antichità gli abitanti di Crecchio fossero stanziati nella frazione di Santa Maria Cardetola, a poca distanza dall'attuale centro abitato. Sporadici ritrovamenti, fra cui quello di una dea madre riferibile al paleolitico superiore, frammenti di ossidiana e selci lavorate, confermano la presenza dell'uomo sulle colline di Crecchio fin dall'epoca preistorica. I rinvenimenti di fondi di capanne dell'età del ferro, attestano inoltre una discreta produzione ceramica intorno al IX secolo a.C. 

Il 9 settembre 1943, Crecchio ed il castello furono scenario di importanti eventi della storia d'Italia: nella loro fuga verso Brindisi, sostarono nel castello il re Vittorio Emanuele III, la Regina, il principe Umberto, Badoglio e l'intero Stato Maggiore. Qui si decisero le sorti della Monarchia Sabauda. Il principe Umberto era già stato altre volte ospite del duca Giovanni De Riseis e della sua consorte Maria Antonietta d'Alife Gaetani d'Aragona, a Crecchio, negli anni 1926, 1928 e nel 1932 con Maria Josè. Dall'inverno del 1943 all'estate del 1944, Crecchio, trovandosi sulla linea Gustav, subì le devastazioni dei bombardamenti: la Chiesa di San Rocco all'ingresso del paese fu rasa al suolo (e mai più ricostruita), il castello e la Torre dell'Ulivo gravemente danneggiati, la facciata settecentesca della chiesa di San Salvatore semidistrutta così come molte abitazioni.

Resti della villa romana in località Vassarella; il complesso è stato rinvenuto nel 1973 a seguito di lavori per l'impianto di una vigna. Fra il 1988 ed il 1991, una campagna di scavi eseguita in collaborazione fra Archeoclub di Crecchio e Soprintendenza archeologica dell'Abruzzo ha permesso di riconoscere i resti di una grande villa rustica, riferibile alla tarda età repubblicana. I ruderi delle strutture murarie delimitavano un porticato lungo almeno 75 metri, con vari ambienti collocati lungo il corridoio definito dal porticato stesso. All'interno dei vani superstiti sono stati rinvenuti numerosi dolii ed una grande cisterna in calcestruzzo, quasi completamente piena d'acqua e melma. Lo svuotamento della cisterna ha consentito di individuare vari reperti (in particolare frammenti lignei e vasellame) che testimoniano i contatti con aree quali l'Africa, l'Egitto, la Palestina, la Siria e l'Asia Minore. Nel VI secolo l'impianto veniva probabilmente impiegato dai Bizantini per l'approvvigionamento del vicino porto di Ortona. A tale periodo è infatti ascrivibile l'interro archeologico della cisterna, utilizzata come un vero e proprio "mondezzaio".

Nel Castello Ducale è presente il Museo dell'Abruzzo Bizantino ed Altomedievale, dove sono conservati antichi reperti di epoca bizantina e romana.  it.wikipedia.org

Together As One
Rap – Spider 

Manziana - RM | Il bosco Macchia Grande

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