domenica 29 maggio 2022

Campionati Europei di Canoa Slalom 2022 Stefanie Horn medaglia d’oro - Giovanni De Gennaro medaglia d' argento

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Doppio podio azzurro ai Campionati Europei di Canoa Slalom che si disputano nelle acque di Liptovsky Mikulas in Slovacchia. Stefanie Horn nel K1 si è aggiudicata la medaglia d’oro continentale in ex aequo con la slovacca Eliska Mintalova, entrambe hanno concluso senza errori con 107.24. L’azzurra della Marina Militare, dopo un leggero ritardo nel primo intermedio (0.75) ha saputo recuperare lo svantaggio nell’ultima parte di gara compiendo una autentica impresa. Il bronzo va alla britannica Mallory Franklin, terza in 110.29, a 3.05 dal titolo (2 penalità).

DE GENNARO EURO

Poco dopo è toccato a Giovanni De Gennaro mettersi al collo un meritatissimo argento, confermando il secondo posto dell' Europeo 2021 a Ivrea.  L’unico a battere l’azzurro è stato infatti Jiri Prskavec (Repubblica Ceca), primo grazie al percorso netto in 96.35. E’ sempre l’ultima parte del percorso a far rimontare De Gennaro, anch’egli autore di un percorso netto, ma con il crono di 97.67. Il bronzo va a Felix Oschmautz (Austria), terzo in 99.45 (+3.10, 2 penalità).

Soddisfatto il DT Daniele Molmenti: “La Horn aveva il carico di dover partite per ultima e non è mai una cosa facile. Ha tirato fuori una gara importante dimostrando di essere tornata tra le più forti. De Gennaro ha gestito al meglio una situazione difficile per il vento, è riuscito a rimanere la concentrazione e a gestire bene la gara guadagnando davvero tanto nella parte finale. Una bella prova di carattere per entrambi”. coni.it

mercoledì 25 maggio 2022

#Primavera2022, IN GIRO PER L'ITALIA. #Giro105 | San Michele all'Adige

San Michele all'Adige è un comune italiano di 3 999 abitanti della provincia di Trento.

La comunità di San Michele nasce ai piedi dell'antico monastero degli agostiniani regolari, fondato nel 1144-1145 dai conti di Appiano con l'assistenza del vescovo di Trento Altemanno, parallelamente all'istituzione dei conventi dei canonici regolari di Novacella presso Bressanone e di Santa Maria in Au presso Bolzano.

Il territorio comunale ha subito nel tempo alcune variazioni: nel 1928 venne aggregato a San Michele all'Adige il territorio dei soppressi comuni di Faedo e Grumo, ma nel 1952 il comune di Faedo venne ricostituito (Censimento 1951: pop. res. 632), distaccandone nuovamente il territorio da quello di San Michele. Il 1º gennaio 2020, il comune di Faedo è stato nuovamente aggregato a San Michele all'Adige, per incorporazione.

Vicino a San Michele si trova il Castello di Monreale.

Nel comune ha sede l'Istituto agrario di San Michele all'Adige (oggi Fondazione Edmund Mach) fondato nel 1874, che si occupa di ricerca e formazione in campo agricolo.

È situato in questo paese anche il Museo degli usi e costumi della gente trentina.

L'Istituto agrario di San Michele all'Adige, il Museo degli usi e costumi della gente trentina e la chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo condividono l'antico monastero degli agostiniani regolari. wikipedia.org

#ascoltandoAnother Place - Ray Obiedo

martedì 24 maggio 2022

#Primavera2022, IN GIRO PER L'ITALIA. #Giro105 | Edolo

 Edolo è un comune italiano di 4 414 abitanti della provincia di Brescia in Lombardia.

Sarebbe qui esistito, un tempo, un idolo pagano dedicato al dio romano Saturno, da cui proviene il nome Edolo (in latino: Iduli)

«Edolo dunque è terra grande, situata al piano, tutta borgata, ornata di magnifiche chiese, case, habitationi honorevoli, luogo de traffichi, e gran passaggio, numerosissima di popolo, e qualificato di famiglie, ch'hanno del nobile, e civile.» (Gregorio Brunelli, «Curiosi trattenimenti contenenti ragguagli sacri e profani dei popoli camuni», 1698)

La domenica 15 marzo 1299 Cazoino da Capriolo, camerario del vescovo di Brescia Berardo Maggi, inizia da Mù la stesura dei beni vescovili in Valle Camonica. Nel pomeriggio sarà ad Edolo dove riceverà le delegazioni di Incudine, Corteno Golgi, Cortenedolo e Vezza.

In paese è accolto dai presbiteri della pieve di Edolo-Mù: Ventura di Niardo, Alberto de Beldieis, e dall'assemblea dei vicini di Edolo. I due consoli giurano secondo la formula consueta fedeltà al vescovo, e pagano la decima dovuta. Vi sono 30 manenti. Viene vietato di erigere turim vel domum de batalia sine licentia episcopi. Inoltre Mù, Sonico ed Edolo dovevano provvedere al servizio di guardia del castello di Mù con due uomini giornalieri.

Nel 1371 si firma presso la casa dei Federici di Edolo un accordo tra i pastori di Mù e quelli di Dalegno che vietavano loro di accedere alle malghe sul monte Avio.

«Dictus mons de Lavio cum omnibus suis pertinentiis cui coheret: ab una parte communis Sonici, ab alia parte commune de Demo et Bertio, an alia parte comune de Mu, ab alia parte saxa sive cornua deserta, confinantia cum montibus tridentinis, salvis aliis coherentiis sit et esse debet communis et hominum de Mu, vel aliquem eorum, in possessione vel proprietate dicti montis; et quod debeant permittere dictos homines et commune de Mu pacifere possidere dictum montem tamquam rem suam propriam»

Il 15 ottobre 1336 il vescovo di Brescia Jacopo de Atti investe iure feudi dei diritti di decima nei territori di Edolo Giovannino Gaioni, di Edolo.

Alla pace di Breno del 31 dicembre 1397 i rappresentanti della comunità di Edolo, Bottino di Giovanni da Edolo e il notaio Ottobono da Saviore, si schierarono sulla sponda ghibellina

Il 9 aprile 1411 Giovanni Federici viene ricompensato da Giovanni Maria Visconti di Milano della Contea di Edolo e Dalegno, separata dalla Comunità di Valle Camonica.

Nel 1510, durante la caccia alle streghe della Valle Camonica, presso Edolo vi fu un rogo di 60 streghe, condannate dal vescovo di Brescia Paolo Zane[ arse con l'accusa di aver arrecato siccità e fatto ammalare uomini e animali con i loro sortilegi.

Nel XVIII sec. della manutenzione delle strade pubbliche  (e dei ponti) della comunità “dai confini di Santicolo fino a Mù e a Monno” si occupava la Vicinia di Edolo, come risulta nei documenti riportati nella pubblicazione di Togni Marotta. Proprio la vicinia provvedeva a mettere all’incanto i lavori dettagliatamente disciplinati e, a seguito di pubblica votazione, a stipulare i contratti necessari.

Il paese di Edolo sorge all'inizio dell'Alta Val Camonica, alla confluenza con la Val di Corteno, lungo la Linea Insubrica e al confine con la provincia di Sondrio. Il comune, situato nella parte più settentrionale della provincia di Brescia, sorge a un'altitudine di 720 m s.l.m. e occupa un'area di 88,9 km². Dista circa 95 km da Brescia, 45 km da Sondrio, circa 30 km dal Passo del Tonale al confine con il Trentino-Alto Adige e 110 km da Trento. wikipedia.org

#ascoltandoMystic Rose (Remix) · Nadama

sabato 21 maggio 2022

#Primavera2022, IN GIRO PER L'ITALIA. #Giro105 | Pino Torinese

Pino Torinese (Ël Pin in piemontese) è un comune italiano di 8 379 abitanti della città metropolitana di Torino in Piemonte.

Il comune di Pino Torinese si trova su una collina tra i 500 e i 630 m s.l.m. tra i comuni di Torino e Chieri. Domina le valli di Mongreno e Reaglie verso il fiume Po e le valli di Castelvecchio, Maiolo, San Michele, Balbiana, Miglioretti, Ceppi e San Nazario, situate verso Chieri.

Già in epoca romana gli abitanti di Chieri, che allora si chiamava Carrea Potentia, edificarono un acquedotto per rifornire la città, del quale ci sono giunti pochissimi reperti.

Grazie al ritrovamento di alcune lapidi funebri, si è ipotizzato che, tra il III ed il IV secolo d.C., una Gens Pollia abbia abbandonato il territorio di Chieri per stabilirsi a Pino, fondando quello che sarebbe stato il più antico nucleo cittadino, Mons Surdus, dal quale sarebbe poi derivato Montesordo, poi Montesolo.

Il crollo dell'impero romano spinse gli abitanti della zona ad abbandonarla e nel luogo di Pino Torinese non si trovano testimonianze fino al IX secolo, quando Ottone III impose il dominio del vescovo di Torino su tutta la zona del Chierese. Si fa riferimento alla presenza a Montosolo di una cappella dedicata a San Silvestro curata dai monaci di Nonantola (996).

Nel 1034 i monaci lasciarono Montosolo cedendo la proprietà ai conti di Biandrate, i quali a loro volta la vendettero al monastero di Cavour. Nel 1091 la morte della contessa Adelaide di Susa creò una situazione difficile, per cui il vescovo di Torino ne approfittò per proclamare il sito signoria vescovile, anche perché il luogo era divenuto di importanza strategica, essendo situato tra Torino e Chieri.

Al posto della cappella di Nonantola, ormai in rovina, venne costruita la cappella di San Giorgio al Pinallo, sotto la protezione di Santa Maria di Chieri.

Il 24 agosto 1168 venne stipulato tra il Vescovo di Torino e i chieresi, già da un po' di tempo costituitisi comunità indipendente, un accordo che definiva il controllo ed il dominio della casaforte di Montosolo e di tutti i beni collegati (Moncairasso e Pinariano) e stabiliva la possibilità per i chieresi di affittare un edificio adibito a residenza consolare; inoltre si consentiva il diritto di prelazione a favore di Chieri, in caso di vendita dell'edificio.

Tra il 1170 ed il 1183 venne costruita un'ulteriore struttura fortificata, la Torre Rotonda, alcune rovine della quale si possono trovare presso l'attuale Osservatorio Astronomico.

Il 21 luglio 1193 i Chieresi entrarono in guerra con Torino, poiché il vescovo aveva concesso ai Torinesi il possesso del castello di Montosolo; la guerrà durò fino al 10 febbraio 1200 quando, grazie alla mediazione di Vercelli e Asti, venne firmato un trattato di pace nel quale si stabiliva che il castello tornava al vescovo, mentre i terreni circostanti restavano ai chieresi.

Tommaso II di Savoia, compresa l'importanza strategica del borgo, acquistò il castello e, tra il 1249 e il 1250, ampliò la casaforte. Il castello venne comunque nuovamente ceduto due anni più tardi al vescovo che, in accordo con i Chieresi, nominò castellano Pietro Visconti, signore di Baldissero.

Nel 1718 venne costruita la prima casa comunale vicino alla località Tavernette. Nello stesso anno venne effettuata una ristrutturazione della chiesa di Santa Maria. Nel 1777 Pino ricevette la visita pastorale di Monsignor Francesco Lucerna Rorengo di Rorà, durante la quale venne consacrata la chiesa parrocchiale e deposte delle reliquie sull'altare maggiore di San Teodoro e San Felice.

I moti giacobini coinvolsero anche Pino Torinese. Il 16 dicembre 1798 venne eretto sul piazzale della parrocchia l'Albero della Libertà. Durante la dominazione napoleonica qui, come in molti altri comuni piemontesi, vennero confiscati i beni dei Carmelitani. wikipedia.org

#ascoltandoBryan Ferry - Your Painted Smile


venerdì 20 maggio 2022

#Primavera2022, IN GIRO PER L'ITALIA. #Giro105 | Bagnasco

Bagnasco, ora piccolo centro della Val Tanaro, ha rivestito notevole importanza nei tempi antichi ed è meta di numerosi turisti che, nel periodo estivo, amano trascorrere alcune settimane tra il verde delle colline che circondano il paese.

Situato a 485 metri sul livello del mare, si estende a sinistra del Tanaro in una posizione ideale per raggiungere facilmente le più grandi cittadine vicine e la confinante Liguria.

Pare che il nome Bagnasco derivi da Balneascum, in latino luogo ricche d’acque; quasi certamente fu villaggio ligure prima, romano in seguito.
Piazza del Municipio mantiene la posizione di centro ideale del paese, ove trovano luogo gli uffici comunale, l'ambulatorio medico e la Parrocchia di S. Antonio Abate. Percorrendo via Basteris da Piazza del Municipio a Piazza S. Margherita si giunge ad uno slargo in cui sono situate due pregevoli esempi di architettura tardo seicentesca: la confraternita di San Giacomo e la piccola chiesa di Santo Spirito. La confraternita di San Giacomo è attualmente oggetto di un sostanziale progetto di restauro e messa in sicurezza che andrà a definire una nuova destinazione d'uso del prezioso immobile: sala polivalente con prevalente destinazione allo spettacolo. Proseguendo nella stessa direzione, si raggiunge Piazza Santa Margherita, luogo gradevole che ha come fondale la facciata barocca della seconda chiesa parrocchiale del Paese.
Ma il centro vero e proprio, inteso come luogo di aggregazione dei cittadini bagnaschesi, è senza dubbio l'area sportiva dislocata lungo la statale, nei pressi della stazione ferroviaria: questo spazio, immerso nel verde, caratterizzato principalmente dagli impianti sportivi, calcio, tennis, pallavolo, bocce, area bimbi e munito di moderni impianti di servizio, da qualche anno è ulteriormente qualificato dal cosiddetto "parco manifestazioni". La nuova struttura presenta un'ampia struttura aperta in legno dove trovano posto fino a cinquecento persone sedute, che possono gustare i piatti tipici della Valle nelle sagre estive. Adiacente, una comoda cucina per ogni evenienza permette di supportare tutte le feste. Nella stessa area, a disposizione delle Associazioni turistiche e sportive, la stazione ferroviaria, da qualche tempo in comodato d'uso al Comune di Bagnasco, oltre alle relative sedi sociali, presenta una confortevole sala riunione per tutti i cittadini che ne facciano richiesta.
Relativamente al patrimonio edilizio poche sono state le variazioni nel corso dei decenni: l'espansione più rilevante si è realizzata verso le fine degli anni Settanta nell'ex campo di aviazione, un pianoro di notevoli dimensioni, compreso tra la linea ferroviaria Ceva - Ormea e il fiume Tanaro, dove sono dislocate anche l'area artigianale e industriale.
I "grandi contenitori", inoltre, hanno pressoché mantenuto la loro funzione originaria: l'imponente palazzo della scuola che si scorge, percorrendo la strada Statale, accoglie tutti i livelli di istruzione, mentre l'ex Asilo Infantile (Palazzo Stalani) è stato da poco trasformato, con un ambizioso progetto, in ostello a disposizione dei fruitori della palestra di roccia e di tutti i turisti iLe faggetten generale, mantenendo inalterata la struttura originaria. Il piano terreno della dépandanceè stato destinato alla Biblioteca Civica Comunale, che mette a disposizione dei lettori circa tremila volumi e una postazione internet, mentre al primo piano trova luogo la sede - museo del gruppo folcloristico "Bal do sabre".
Il paesaggio è da sempre un punto di forza di Bagnasco: verso Levante le maestose faggete di proprietà comunale sono un biotopo riconosciuto dalla Regione Piemonte e un sito di Natura 2000.L'alluvione del '94 ha in parte modificato il paesaggio soprattutto nelle adiacenze del Ponte Romano sul fiume Tanaro. Il nuovo ponte, costruito dopo il tragico evento, ha consentito il tracciamento di una nuova strada che permette di raggiungere l'antica fabbrica degli "Acetati & Derivati", attuale sede della Fassa Bortolo, evitando di attraversare l'antico ponte.
Di fronte, sulla sinistra orografica del fiume Tanaro, le pareti di conglomerato sono da qualche tempo trasformate in una palestra di roccia su cui vie chiodate tracciate da guide alpine qualificate, permettono la pratica di questo sport. comune.bagnasco.cn.it
  • 8 mag 2019 - Bagnasco tra i romanzi del Premio Letterario il Borgo Italiano 
  • Titolo: Il cuore tenace della lavanda
    Autore: Fiorenza Pistocchi
    Genere: Narrativa contemporanea
    Pubblicazione: Neos Edizioni 2018
    Pag.: 136
    Costo: 14.00 €
    Trama: Negli anni della Grande Guerra, la strada che porta da un piccolo borgo del cuneese a Sanremo, e attraversa i campi dove lavorano le raccoglitrici di lavanda, è lunga e impervia, soprattutto se a percorrerla è una giovane ragazza alla ricerca del suo posto nel mondo. Caterina è la quinta di dieci figli, è cresciuta tra le montagne dove l’inverno porta con sé fame, freddo e isolamento. Ama la sua famiglia e i suoi boschi ma sente tutta l’ingiustizia di una vita così dura. Come la lavanda sui monti, Caterina sembra un bel fiore delicato, ma ha radici tenaci e sa cosa vorrebbe, e proprio il profumo della lavanda aleggerà nei momenti cruciali della sua vita. Un sopruso crudele infatti segnerà il suo destino, e le farà trovare la forza per andarsene dalla montagna e raggiungere, a Sanremo, quel mare che da sempre ha sognato. Divenuta cameriera nel prestigioso hotel Royal, Caterina imparerà a sciogliere le paure e a comprendere se stessa, e il suo cuore semplice e concreto troverà un posto in cui sentirsi al sicuro e, in quegli anni difficili, restituire la sicurezza possibile ai suoi cari. Il racconto percorre gli anni a cavallo della Prima Guerra Mondiale; Fiorenza Pistocchi con la sua cifra stilistica, tersa e diretta, accompagna il lettore tra le trame della Storia e le vicende della protagonista, lasciando che con grande naturalezza narrativa si dispieghino sentimenti sinceri e riflessioni sul passato e sul nostro presente.
  • #ascoltandoHow Come You Do Me Like You Do · Leroy Jones

mercoledì 18 maggio 2022

#Primavera2022, IN GIRO PER L'ITALIA. #Giro105 | Carpi

Di origine preistorica e risalente alla civiltà villanoviana, Carpi è stata inizialmente un borgo medievale di cui conserva ancora numerose testimonianze come il Piazzale Re Astolfo, centro della città fino all'inizio del '500 e tuttora il cuore della città medievale, e La Sagra, inserita nel circuito europeo degli edifici romanici.È, però, il suo importante patrimonio storico-culturale risalente all’età rinascimentale che le ha conferito l’appellativo di “perla del Rinascimento”. A partire dal XIV secolo, infatti, Carpi divenne sede della Signoria di Carpi e poi contea dei Pio di cui il Palazzo dei Pio, recentemente restaurato e sede dei principali musei della città, ne è la più grande testimonianza. Durante la Seconda Guerra Mondiale, poi, questo territorio, in particolare la frazione di Fossoli, è stato coinvolto nei tragici eventi della deportazione ebraica verso i campi di sterminio nazisti, di cui ora ne viene onorata la memoria nel Museo Monumento del Deportato Politico Razziale, presso Palazzo Pio. Oggi, Carpi è una città vivace dalle tante attività industriali e artigianali, conosciutissima per il suo distretto del tessile, dagli scambi commerciali e culturali e dai numerosi eventi dedicati alla vita artistica e scientifica della comunità locale e non.
Il centro di Carpi, le sue piazze e i suoi monumenti
Camminare per le strade del centro di Carpi è molto piacevole. La passeggiata tra Piazza dei Martiri e la vivace Piazza Garibaldi è un grande classico da percorrere e tanti sono i punti d’interesse da vedere. Molti dei monumenti da non perdere te li indichiamo di seguito, dedicando loro un paragrafo, ma ce ne sono altri, come ad esempio il bel Teatro Comunale e l'Ex Sinagoga Ebraica
I Musei di Palazzo dei Pio
Sono costituiti dal Museo del Palazzo e Museo della Città.
Il primo è dedicato all’arte e alla storia del Palazzo dei Pio e della corte rinascimentale. Qui sono custoditi i nuclei più importanti della collezione museale: i dipinti, le xilografie, i legni antichi e le ceramiche decorate. Nel secondo si racconta, invece, la storia del territorio carpigiano, della nascita e della crescita della città, dai primi insediamenti dell’età del Bronzo fino al Novecento, tracciandone lo sviluppo ambientale, sociale, economico, culturale ed urbanistico. Non manca una sezione dedicata alla maglieria.
Il Museo Monumento del Deportato Politico Razziale
E' stato progettato dallo studio BBPR di Milano in onore delle vittime dell’olocausto nazista che al campo di Fossoli, una frazione vicina, venivano raccolti e smistati verso i campi nazisti. Le tredici sale presentano un’architettura sobria con pareti intonacate di grigio, su cui sono incise, in colore rosso, frasi di prigionieri tratte dalle Lettere dei condannati a morte della Resistenza europea e alcuni graffiti ispirati a opere di Longoni, Picasso, Guttuso, Cagli e Léger. Nel cortile esterno, parte integrante del percorso di visita, sono presenti sedici stele in cemento armato, alte sei metri, con i nomi dei campi di concentramento e sterminio in Europa.
L’Acetaia Comunale
E' collocata nel sottotetto di Palazzo Scacchetti, residenza municipale, ed è composta da tre batterie di botticelle pregiate, denominate Maria Beatrice, Caterina e Adelaide, e da due botti madre. Le batterie hanno dalle sei alle otto botticelle, realizzate con legni diversi e con capacità a scalare variabile. L’acetaia è curata dalla comunità carpigiana della Consorteria dell’Aceto Balsamico Tradizionale Modenese di Spilamberto e l’aceto annualmente prodotto viene utilizzato dall’Amministrazione per farne dono a ospiti illustri della città o per essere utilizzato anche durante corsi di degustazione.
La Basilica Cattedrale dell'Assunta
Iniziata nel 1515 su committenza di Alberto Pio come centro religioso della grande piazza, fu progettata da Baldassarre Peruzzi che seguì il modello bramantesco e raffaellesco della basilica di San Pietro in Vaticano, ricalcando elementi classicheggianti, derivati dai modelli della cultura romana rinascimentale. I lavori, interrotti nel 1525 e ripresi nel 1606, si dimostrarono solo parzialmente rispettosi dell’originaria concezione dello spazio, poiché la chiesa costruita risultò mancante di una campata verso la piazza. L’attuale aspetto interno è dovuto a interventi tardo ottocenteschi, che hanno modificato l’architettura e la decorazione, di stile neorinascimentale, eseguita da pittori carpigiani. Sugli altari si trovano opere d’arte con ancone in legno, marmo e scagliola, paliotti, dipinti di scuola emiliana del XVI e XVII secolo e sculture.
Palazzo Foresti
Fu costruito nel 1892 su progetto dell’ingegnere Achille Sammarini in stile neorinascimentale per Pietro Foresti, industriale del truciolo e collezionista d’arte che qui vi collocò la sua pregevole raccolta. La facciata, in mattoni stuccati, presenta due balconi con bifore ornati da elaborate terrecotte. Di notevole interesse è la bifora tardo quattrocentesca in terracotta con Madonna collocata nel cortile interno, proveniente dalla vicina contrada della Cavallina. All’interno si possono ammirare affreschi ottocenteschi di Lelio Rossi, Carlo Grossi, Andrea Becchi e Fermo Forti. Il Palazzo ospita oggi un’importante collezione di dipinti di scuola italiana del tardo Ottocento-primo Novecento, tra cui alcune opere di De Nittis, Fattori, Malatesta, Graziosi e Muzzioli. emiliaromagnaturismo.it
APPUNTAMENTI DI RILIEVO
Il Festival della Filosofia - terzo weekend di settembre
Sicuramente uno degli eventi più attesi e più importanti dell’intero anno, la cui fama ha superato i confini locali diventando nazionale, Il Festival della Filosofia si svolge tra Modena, Sassuolo e Carpi. Tutti gli anni, centinaia di persone vengono sul nostro territorio per partecipare al ricco programma di lezioni magistrali, eventi e mostre che hanno come protagonisti filosofi e intellettuali anche di fama internazionale.
#ascoltandoI Vespri Siciliani: Act V: Ah, vieni, il mio mortal dolore · James Levine · Giuseppe Verdi · Plácido Domingo · Sherrill Milnes · Ruggero Raimondi · Martina Arroyo · John Alldis Choir · New Philharmonia Orchestra

martedì 17 maggio 2022

#Primavera2022, IN GIRO PER L'ITALIA. #Giro105 | Porto Sant’Elpidio

Porto Sant’Elpidio è un comune lungo la costa delle Marche, in provincia di Fermo, situato nel distretto delle calzature. Lo storico borgo marinaro, che ebbe origine come scalo marittimo di Sant’Elpidio a Mare, è ora diventato un’attrezzata stazione balneare.
OFFERTA TURISTICA BALNEARE
La spiaggia, di sabbia e ghiaia, corre per oltre sette chilometri, tra l’abitato e il mare. Tra le strutture ricettive presenti si segnalano soprattutto i campeggi che sorgono lungo il litorale: vaste aree, immerse nel verde e perfettamente attrezzate, rappresentano un ambiente ideale per gli amanti delle vacanze all’aria aperta. Svariati sono i ristoranti e locali sul lungomare (Bandiera Blu 2017). È presente una pineta con vista sul mare, costeggiata da una pista ciclabile. Porto Sant'Elpidio fa parte del circuito Comune Amico del Turismo Itinerante, che offre alle autocaravan la possibilità di sostare utilizzando servizi essenziali come scarico e acqua potabile
COSA VISITARE
Nella piazza del centro storico svetta la cinquecentesca torre dell'Orologio, a base quadrata, usata un tempo per gli avvistamenti di mare e di terra. Il ritrovamento di alcune tombe picene dimostra che il territorio comunale era abitato già tra il IX e l'VIII secolo a.C. Altri siti di interesse turistico sono: la Chiesa dell’Annunziata e nobili ville, come Villa Murri, dimora storica, edificata nei primi anni del XIX secolo dai conti Sinibaldi e Villa Barruchello, dotata di uno splendido parco con rare essenze arboree. Queste ville vengono utilizzate, soprattutto d’estate, per convegni e manifestazioni di carattere culturale. In località Corva fu fondato nel ‘500 il Santuario dell’Addolorata.
Dal punto di vista naturalistico è interessante il bacino del Tenna, denominato Paludi di San Marco, adatto soprattutto per l’osservazione ornitologica nel tardo autunno e all’inizio di primavera.
Tra gli eventi che hanno luogo a Porto Sant'Elpidio ricordiamo I Teatri del mondo, Festival Internazionale di Teatro per ragazzi che si tiene a luglio presso il Teatro delle Api, inaugurato nel 2006. Il Festival è una delle maggiori manifestazioni italiane dedicate al teatro per ragazzi
Sempre in estate imperdibile è il Sant'Elpidio Jazz Festival.turismo.marche.it
#ascoltando:  Children's Songs - No. 6 · Apollo Saxophone Quartet

domenica 15 maggio 2022

#Primavera2022, IN GIRO PER L'ITALIA. #Giro105 | San Valentino in Abruzzo Citeriore

San Valentino in Abruzzo Citeriore è un grazioso borgo antico situato in provincia di Pescara, posto nel cuore del Parco Nazionale della Maiella. Situata in un punto particolarmente panoramico dove è possibile scorgere tutta la valle del fiume Pescara in direzione dell’Adriatico.
Le origini del borgo sono molto antiche, alcuni studiosi le fanno risalire al periodo Medioevale quando il paese era un noto borgo fortificato, ma sono stati ritrovati anche testimonianze di insediamenti risalenti alla preistoria. Il che la rende una meta perfetta per gli appassionati di storia, arte e archeologia.
Nel paese ci sono stati dei ritrovamenti di importanti siti archeologici in particolare gli insediamenti protostorici nelle Grotte Terrazzo, Grotta Riparo, e Grotta del Buco Maledetto. Tra le varie architetture religiose degne di nota vi sono: il Duomo dei S.S. Valentino e Damiano di impianto settecentesco con doppia torre campanaria. Interessante è anche la Chiesetta di Sant’Antonio (XVII secolo), la quale ha una facciata barocca corredata di campanile a vela. Non può mancare all’appello il Palazzo Farnese. Ciò che affascina del Palazzo Farnese di San Valentino è l’eterogeneità della sua struttura che assume, a seconda del punto di vista dal quale il visitatore la osservi, la veste di castello medievale, cinta fortificata, palazzo nobiliare nonché casa rurale.
San Valentino in Abruzzo Citeriore è molto suggestiva anche da un punto di vista naturalistico. Sono innumerevoli gli itinerari turistici ed i sentieri dove potersi rilassare e godere della vista di panorami mozzafiato. Una parte del territorio comunale è compresa all’interno della Riserva regionale Valle dell’Orta. Un oasi meravigliosa, ricca di flora e fauna dove si possono fare numerose escursioni, passeggiate, ammirando la Cascata della Cisterna o altri ritrovamenti preistorici.
Il paese partecipa alla grande festa di Cantine Aperte, dove si aprono le cantine per assaggiare il buon vino e degustare anche di altri prodotti tipici locali, assistere ad esibizione di diversi gruppi musicali e rievocazioni storiche. Il 9, il 10 e l’11 settembre vengono festeggiati rispettivamente sant’Emidio, san Nicola e i santi Valentino e Damiano con processioni nelle strade cittadine, esibizione di bande e fuochi pirotecnici. yesabruzzo.com
#ascoltando: Continuum · Jonn Serrie 

sabato 14 maggio 2022

#Primavera2022, IN GIRO PER L'ITALIA. #Giro105 | Il Giro d'Italia a Napoli

NAPOLI, 10 MAG - Teatro di storie di grandi campioni, da Girardengo a Binda, da Eddy Merckx - che proprio a Napoli vinse il suo primo Giro d'Italia - a Moser, e di tappe leggendarie, il passaggio della Carovana Rosa nel capoluogo partenopeo non è mai banale.
Napoli è stata presente nelle prime tre edizioni del Giro. La prima volta risale al 1909, quando la carovana giunse a Napoli da Chieti.
Indimenticabile l'arrivo del '68, nell'unica edizione che si è conclusa a Napoli. Trionfatore assoluto del Giro di quell'anno fu Eddy Merckx, vincitore, sotto la pioggia del suo primo Giro d'Italia. 
A Napoli, al termine di una Caserta-Napoli a cronometro, in una Piazza Plebiscito invasa di bici, avrebbe poi vinto Francesco Moser, in maglia rosa, sbrindellando i ciottoli della Doganella, come corresse ancora una 'Roubaix', nel 1979.

Per passare al '96, quando con uno sprint dei suoi SuperMario Cipollini fece suo l'arrivo nel capoluogo partenopeo. 
  • comune.napoli.it - (Mi regalo un Giro a Napoli- Il Natale a maggio) - Va bene così, cinquanta anni dopo la prima partenza del '63, e con la discreta certezza che non ce ne sarà una terza, anagraficamente, da condividere. 
  • Sabato 4 maggio 2013 la città di Napoli ospiterà la Grande Partenza della 96° edizione del Giro d'Italia. Dopo anni di assenza dal capoluogo campano, ritorna il più grande evento ciclistico che la storia e la tradizione sportiva del nostro Paese conoscano. Infatti, è dal lontano 1963 che la Grande Partenza non veniva ospitata nel capoluogo campano. L'ultima volta che la carovana rosa ha toccato la città è stato nel 1996; nell'edizione di quell'anno, la VIII tappa Polla - Napoli con un percorso di 135 chilometri, vide trionfare uno strepitoso Mario Cipollini ed il giorno seguente, quando il gruppo partì alla volta di Fiuggi, primo tra i corridori fu un altro italiano, Enrico Zaina, classificatosi al secondo posto nella classifica finale.comune.napoli.it
Poi una pausa lunga 13 anni quando, nel 2009, Napoli raccolse il testimone dalla vesuviana Ercolano per lanciare i corridori verso il traguardo della ciociara Anagni. 
Sabato 30 maggio 2009 Tappa 20: Napoli - Anagni
  • Napoli, con tutto quello che questa straordinaria città ha rappresentato e rappresenta per storia, cultura, monumenti, tradizioni, paesaggi, ambiente e stile di vita dell’estroversa popolazione, con valenze uniche, internazionali, ritrova il Giro d’Italia del quale è stata un traguardo nella prima edizione. Era la 3^ tappa con partenza da Chieti per 242 chilometri. Una tappa “breve” per gli usi ed i costumi dell’epoca con la vittoria di Giovanni Rossignoli. Poi, a seguire, i vincitori nella città partenopea sono Albini, Belloni, Aymo, Girardengo, Zanaga, ancora Belloni, Girardengo, Binda, Piemontesi, terzo successo di Belloni nel ’29, Di Paco, Mara, Guerra, Loncke, Guerra, ancora Di Paco, Olmo, tris per Guerra così come per Di Paco e siamo nel 1938. Nel 1940 Servadei, Ricci ’45, Coppi ’47, Logli ’48, Biagioni ’49, Brasola ’50. Casola ’51, Van Steenbergen ’52, Milano ’53, ancora Van Steenbergen ’54, Zucconelli ’55, Vito Favero ’57, Poblet ’59. Nel 1963 il Giro parte da Napoli con la vigilia e la prima parte del Giro avvelenati dalle polemiche per la doppia maglia tricolore fra Bruno Mealli e Marino Fontana. Lotta dura, di competenze e poteri, fra la federazione d’allora ed il movimento professionistico. Tutto poi rientrò nel corso del Giro. Basso nel ’66, Guido Reybrouck nella tappa finale del Giro ’68, il primo dei cinque vinti da Merckx, ancora Basso nel ‘69 ed un altro grande velocista, Cipollini nel 1995 per la storia del Giro a Napoli dove la passione ciclistica che si richiama anche a grandi manifestazioni del passato quali il Giro di Campania, la Roma-Napoli-Roma, alla pista dell’Arenaccia è strenuamente sostenuta da un ristretto e competente gruppetto di veri appassionati innamorati del ciclismo e delle sua storia. Altimetria praticamente piatta per la corsa che passa per Pozzuoli ed entra in provincia di Caserta per Castel Volturno, Mondragone – zona di squisite mozzarelle -, Campo Felice e trovare quindi il Lazio, con la provincia di Frosinone. Cassino con la sua storia e l’imponente abbazia benedettina che la domina dal’alto, fu fondata da S. Benedetto da Norcia nel 529 e ricostruita dopo la distruzione subito nel corso del secondo conflitto mondiale, poi Ceprano, Frosinone, capoluogo della Ciociaria sono i centri principali che scandiscono l’avvicinamento ad Anagni, città che ospita per la prima volta la corsa rosa. C’è da percorrere la dolce ascesa che porta dal fondo valle all’abitato che è anche il traguardo finale dopo avere percorso il circuito finale.

L'ultima volta risale al 4 maggio del 2013. Era l'anno delle World Series dell'America's Cup nello specchio d'acqua di Castel dell'Ovo, ma in quell'occasione a volare via come un catamarano spinto dal vento fu il velocista britannico Mark Cavendish, che bruciò sul traguardo l'italiano Elia Viviani e il francese Nacer Bouhanni. ansa.it 
5 Maggio 2013 Ieri a Napoli era l’Italia. Il Giro d’Italia è tornato a partire sullo stivale, è tornato Italia, ancor più che italiano. Il sole, il mare, il caldo delle gente più che del maggio all’ombra (rada) del Vesuvio. Mancavano solo pizza e mandolino, poi lo stereotipo sarebbe stato completo. Quella che poteva essere una stucchevole celebrazione dell’italiano, è invece riuscita perfettamente. Chapeau. Per via Caracciolo, la “salita” di Posilipo, piazza del Plebiscito, in ogni angolo di Napoli nessuno pensava ai mezzi pubblici senza benzina. Nessuno pensava ai problemi che troppo spesso imbrattano la vita e lo sport di queste parti. Qui non se ne parlerà, non per negligenza o altro. Semplicemente non c’è stato niente di tutto questo. La tv ci ha restituito una Napoli incantevole, cornice di una grande festa. Una vetrina che non è scivolata nell’essere uno specchietto per le allodole. Il Giro è questo, tricolore fino al midollo. Sole, mare e gente in spiaggia. Lasciamo alle classiche del Nord il loro freddo, la loro pioggia. Basta Olanda, basta Londra (per citarne due tra le più recenti sedi di partenza). Viva l’Italia e il suo spettacolo naturale. La diretta ci ha restituito una città nascosta dai suoi problemi, dalle sue sofferenze che in tanti, in troppi, non conoscevano. Non poteva esserci avvio migliore, scenario migliore. zonacesariniblog.wordpress.com

venerdì 13 maggio 2022

#Primavera2022, IN GIRO PER L'ITALIA. #Giro105 | Il massiccio del Sirino

Il massiccio del Sirino è un massiccio montuoso della Basilicata che comprende alcune tra le maggiori cime dell'Appennino meridionale (Appennino lucano): Monte Papa (2005 m), Cima De Lorenzo (2004 m), Timpa Scazzariddo (1930 m) e Monte Sirino (1907 m), rappresentando l'estrema propaggine meridionale del Parco nazionale dell'Appennino Lucano Val d'Agri Lagonegrese.
La denominazione del massiccio prende il nome dalla vetta principale, che è superata in altezza solamente dal monte Papa.Il nome Sirino deriva a sua volta dal nome antico del fiume che vi nasce, Siris, l'attuale Sinni, la cui radice sanscrita sar significa scorrere, fluire. Alla foce del fiume, collegata al mar Ionio nel tratto costiero tra Policoro e Rotondella, anticamente era situata la città di Siris. Quando, nel V secolo a.C., fu vinta e distrutta dai tarantini, gli abitanti furono spinti nell'entroterra in direzione dell'alta valle del fiume, costituendo quei popoli sirini menzionati da Plinio che diedero poi il nome alla montagna.
Dall'aspetto imponente, ma compatto, il gruppo montuoso è situato a ridosso del mar Tirreno dominando il Golfo di Policastro, nella parte sud occidentale della regione Basilicata (comuni di Lagonegro e Lauria) e sovrasta le valli solcate dai fiumi Noce, Sinni ed Agri.
Dalle sue vaste e spoglie praterie di vetta, lo sguardo spazia verso il le guglie irte e selvose dei monti La Spina e Zaccana, l'imponente acrocoro del Pollino, il vasto ed immacolato bosco Magnano, i ripidi contrafforti del monte Alpi e del Raparo.
Particolarmente ricche si presentano la flora e la fauna. Al di sopra dei 900 m fitti boschi di faggio si alternano a quelli di ontano (con le caratteristiche foglie cuoriformi), carpino, pioppo ed abete bianco; al di sotto di tale quota è l'habitat della quercia e del castagno.
Tra le specie animali in via d'estinzione è segnalata la presenza del lupo appenninico e del capriolo; tra i volatili, quella del gufo reale, dell'aquila reale, del falco pellegrino e del nibbio, con le due specie, bruno e reale. Piuttosto comuni sono i colombacci, le ghiandaie, i picchi rossi maggiori e i picchi verdi, le cornacchie grigie e i corvi imperiali. 
Il Sirino è stato più volte arrivo di tappa del Giro d'Italia
#ascoltando:  Duet · Ed Gerhard


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