domenica 28 giugno 2020

Rocca Calascio - provincia dell'Aquila,

Rocca Calascio è una rocca situata in Abruzzo, in provincia dell'Aquila, nel territorio di Calascio, ad un'altitudine di 1 460 metri s.l.m.
Di origine medievale, è conosciuta per la presenza del castello, tra i più elevati d'Italia, considerato uno dei simboli dell'Abruzzo. La rocca, baricentrica tra l'altopiano di Campo Imperatore e quelli sottostanti di Navelli e del Tirino, è inserita in un contesto di grande valore paesaggistico e ricompresa nel parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga di cui costituisce una delle principali mete turistiche.
La fondazione della rocca si fa risalire a Ruggero II d'Altavilla che ne promosse l'edificazione probabilmente dopo la conquista normanna del 1140; tuttavia il primo documento storico che ne cita il nome è datato al 1239, mentre il primo che ne attesta la presenza al 1380. Alcune fonti ritengono che la struttura possa essere stata costruita sui resti di una preesistente fortificazione d'origine romana.
Rocca Calascio fu inserita in un complesso sistema di fortificazioni, a scopo difensivo, che controllavano le vallate abruzzesi; per la sua vicinanza al vasto bacino pastorale di Campo Imperatore, la rocca ebbe un ruolo importante relativamente ai percorsi della transumanza.
Fece parte – con Calascio, Carapelle Calvisio, Castelvecchio Calvisio e Santo Stefano di Sessanio – della celebre baronia di Carapelle, di cui seguì le vicende storiche fino al 1806, anno dell'abolizione della feudalità. Nei secoli si susseguirono nel dominio le famiglie Pagliara, Plessis, Colonna, Celano, Caldora, Accrocciamuro, Piccolomini Todeschini, Del Pezzo, Cattaneo, Medici e Borbone; in particolare, nel 1463, su concessione di Ferdinando I di Napoli, la rocca passò ad Antonio Todeschini della famiglia Piccolomini che dotò la struttura della cinta muraria in ciottolame e quattro torri di forma cilindrica con merlatura ghibellina
Nel 1703 si verificò un violento terremoto che danneggiò il castello e distrusse quasi interamente il borgo sottostante; fu ricostruita solo la parte bassa del borgo medievale mentre il resto della popolazione, trovò rifugio più a valle, nell'attuale abitato di Calascio.[3][6] Nei decenni seguenti, terminata la sua funzione strategica, la rocca andò in declino e fu progressivamente abbandonata fino a risultare completamente disabitata nel 1957.
A partire dagli anni '80 del XX secolo, sull'onda del successo di alcune ambientazioni cinematografiche – su tutti, Ladyhawke del 1985 e Il nome della rosa del 1986 – il castello è stato sottoposto a lavori di restauro e consolidamento e alcune abitazioni del borgo medievale sono state recuperate e convertite a strutture ricettive. Rocca Calascio è diventata una delle principali mete turistiche dell'Abruzzo aquilano e, nel 2019, il suo castello è stato inserito dal National Geographic nella lista dei 15 più belli al mondo.
Rocca Calascio e il suo progressivo spopolamento sono stati oggetto, nel 1968, del documentario Nel silenzio dei sassi di Romano Scavolini.
A partire dagli anni ottanta del XX secolo, il comprensorio aquilano del Gran Sasso d'Italia è stato utilizzato come ambientazione per numerose produzioni cinematografiche, ricevendone un discreto ritorno turistico e di immagine. Il primo lungometraggio ambientato alla Rocca è Amici miei - Atto IIº (Italia, 1982). Successivamente, è stata la volta di Ladyhawke (USA, 1985) in cui la rocca (allora non ancora restaurata) era il rifugio dell'eremita impersonato da Leo McKern. Quindi ospitò il set de Il nome della rosa (Italia, 1986), vincitore di numerosi premi internazionali. In seguito, sono stati ambientati qui Il viaggio della sposa (Italia, 1997) e L'orizzonte degli eventi (Italia, 2005). La rocca è visibile anche in alcune scene del film The American (USA, 2010) con George Clooney, interamente girato nella provincia dell'Aquila, in particolare tra Sulmona, Castel del Monte, Capestrano, Calascio e Castelvecchio Calvisio.
Rocca Calascio è stato anche set di alcune serie televisive, tra cui le produzioni della Rai La Piovra 7 - Indagine sulla morte del commissario Cattani (Italia, 1995)[9] e Padre Pio (Italia, 2006).

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