domenica 26 maggio 2019

#Primavera2019, IN GIRO PER L'ITALIA. #Giro102 #Piemonte

Arborio è un comune italiano di 884 abitanti della provincia di Vercelli, in Piemonte.
Il comune di Arborio si trova in provincia di Vercelli a 27.9 km dal capoluogo e a circa 79 km da Torino. Il territorio è quasi del tutto pianeggiante ed è compreso tra il fiume Sesia (ad est) e il torrente Marchiazza (ad ovest).
La prima menzione del borgo si ha nel 999 in un diploma di Ottone III a favore del vescovo di Vercelli, Leone. Arborio fu confermato ai vescovi nel 1027 dall'imperatore Corrado II e nel 1152 da Federico I il Barbarossa. Nel XII secolo sul territorio dominano i conti di Biandrate. Nel 1179 il conte Ottone cede Arborio al comune di Vercelli e contemporaneamente si insediano i de Arborio con Guglielmo. Il consortile dei signori di Arborio appare ben consolidato nel secolo XIV e comprende numerose famiglie, tra cui gli Squarra, i Biamino, i Teta, i Gattinara, i de Rege. Nel 1335 il paese passa ai Visconti. Nel 1404 i de Arborio si sottomettono ai Savoia. Tra il 1405 e il 1407 il luogo è occupato da Facino Cane per conto del marchese di Monferrato. Nel 1407 i de Arborio si sottomettono di nuovo ai conti di Savoia, che acquisiscono stabilmente il territorio nel 1427. L'imperatore Massimiliano I nel 1513 inserisce Arborio nella contea di Gattinara che viene concessa a Mercurino Arborio di Gattinara, il futuro gran cancelliere di Carlo V. Nel 1525 il duca Carlo III di Savoia rinnova la costituzione del comitato a favore di Mercurino e l'imperatore Carlo V la conferma nel 1526. Nel 1621 il duca Carlo Emanuele I di Savoia trasforma in marchesato la contea di Gattinara a favore di Mercurino Filiberto Arborio di Gattinara. Il paese dà il nome alla celebre varietà Arborio di riso.

Col San Giovanni (Còl San Gioann in piemontese) è una frazione del comune di Viù situata a 1118  m s.l.m. Prima di essere aggregata a Viù il paese fu capoluogo di un comune autonomo
Col San Giovanni viene menzionato in un documento redatto nell'anno 1011 da Landolfovescovo di Torino. Nel Medioevo esso fu compreso prima nei possedimenti dell'Abazia di Sangano e passò poi sotto la giurisdizione dei Visconti di Baratonia. La chiesa parrocchiale presente nel capoluogo risale al 1614.
Il comune di Col San Giovanni comprendeva nell'Ottocento, oltre al capoluogo, anche numerose frazioni tra le quali Bertesseno, Niquidetto, Colletto e Richiaglio. Nel 1856 esso contava più di 1400 abitanti; per integrare i bassi redditi dell'agricoltura e dell'allevamento molti di essi durante l'inverno emigravano nel torinese per essere impiegati come servi presso famiglie benestanti.
Una credenza locale affermava che nel laghetto collocato alle falde del Civrari fosse nascosto un grande tesoro, ma che il luogo fosse frequentato dal diavolo e dalle masche, tanto che ogni anno il parroco di San Giovanni saliva dal paese per benedire lo specchio d'acqua. 
Col San Giovanni fu comune autonomo fino al 1927, anno nel quale fu unito a Viù. Il codice ISTAT del comune soppresso era 001820 il codice catastale (valido fino al 1983) era C906
Nel corso della resistenza il territorio attorno a Col San Giovanni fu teatro di duri scontri tra i partigiani e le forze nazifasciste, durante i quali si ebbero numerose vittime.
San Secondo di Pinerolo (San Scond in piemonteseSeisound in occitano) è un comune italiano di 3.629 abitanti della città metropolitana di Torino, in Piemonte.
Si trova nella fascia pedemontana non lontano da Pinerolo e fa parte della Unione Montana del Pinerolese. Il comune oltre al capoluogo comprende le frazioni di Airali e Miradolo. Proprio nel castello di Miradolo morì nel 1950 la contessa - pittrice e filantropa - Sofia di Bricherasio del casato dei Cacherano di Bricherasio.
Le prime fonti scritte riguardano il basso Medioevo, epoca nella quale compare il termine "Miradolium", riferito alla fortezza dipendente dall'abbazia di Santa Maria di Pinerolo. In quel periodo, infatti, era Miradolo il nucleo principale, e non il borgo di San Secondo. 
Quella fortezza fu teatro di violenti scontri armati, fino ad essere distrutta a fine Cinquecento durante i combattimenti fra le truppe francesi e quelle sabaudo-ispaniche. Nel corso dell'età moderna, invece, Miradolo iniziò la sua fase discendente, a vantaggio di San Secondo, che divenne sede di una contea infeudata ai conti Bianco. Nel Seicento venne toccata dalle guerre di religione tra cattolici e valdesi, mentre nel Settecento, quando gli scontri si placarono, San Secondo fu protagonista di un deciso sviluppo. La popolazione crebbe e si affermò la lavorazione del vasellame in terracotta (i "tupin"), che la resero famosa nel circondario. Durante l'Ottocento quest'attività crebbe ancora, sino a poter contare su 14 manifatture, che ricavavano l'argilla da apposite cave e che commerciavano i propri prodotti in tutto il Piemonte 
Lo Mal Y Lo Bien · Gipsy Kings
Novi Ligure è un comune italiano di 28 230 abitanti (74 611 nella sua area urbana) della provincia di Alessandria, in Piemonte, terzo comune della stessa per popolazione dopo il capoluogo e Casale Monferrato.
Anticamente nota semplicemente come Novi, assunse l'attuale denominazione in virtù del regio decreto dell'11 gennaio 1863. È un'attiva realtà commerciale ed industriale, nonché principale comune del Novese, il territorio che dalla città prende il nome.
Nel corso della propria storia, in ragione della strategica collocazione geografica, divenne prima oggetto di contesa da parte di antichi stati italiani medievali ed in seguito maggiore centro della Repubblica di Genova nella regione storica dell'Oltregiogo, quale crocevia dei traffici commerciali e monetari tra la Superba e la pianura padana. Fu inoltre capoluogo dell'omonima provincia di Novi durante il Regno di Sardegna.
Da sempre legata alla Liguria e al suo capoluogo, viene talvolta definita "La piccola Genova"
Chiesa Collegiata di Santa Maria Maggiore.
Il chiostro della Biblioteca civica di Novi Ligure
Nota come Curtis Nova, probabilmente costituita da una comunità rurale non riunita in un borgo, raccogliendo parte della popolazione della vicina città romana di Libarna, dopo l'abbandono di quest'ultima poco prima del disfacimento dell'Impero romano d'Occidente. Inizialmente parte della Marca Obertenga, fu donata prima del 970 da Ottone I al monastero di San Salvatore di Pavia e divenne castello a cavallo dell'anno Mille. Libero comune nei primi decenni del XII secolo, si mantenne in precario equilibrio tra le città di Tortona e Pavia, in lotta tra loro, e Genova, alleata dei pavesi. Entrata nell'orbita tortonese, restò soggetta a questa città anche dopo la pace di Costanza (1183).
«Novi è l'ultima città dello Stato di Genova: si vanta come la sua metropoli, di possedere affreschi e sorbetti eccellenti»
(Charles de Brosses, "Le président de Brosses en Italie. Lettres familières écrites d'Italie en 1739 et 1740" - 1739) info e fotoNovi Ligure
Scorcio di via Girardengo, la principale del centro storico
è incredibile sospesa così cammino lentamente

#Primavera2019, IN GIRO PER L'ITALIA. #Giro102 #Aosta

Aosta  è un comune italiano di 33 915 abitanticapoluogo della regione autonoma Valle d'Aosta.

La leggenda 

Narra una leggenda che nell'anno 1158 a.C. venne fondata la città di Cordelia da Cordelo, capostipite dei Salassi, discendente di Saturno e compagno di spedizione di Ercole.

L'epoca pre-romana 

Nel territorio della città era presente già in tempi protostorici una popolazione di cultura megalitica, come testimonia l'importante ritrovamento di una necropoli con tombe megalitiche e di un'area di culto risalenti al III millennio nella zona dell'attuale quartiere di Saint-Martin-de-Corléans. In seguito ci fu l'insediamento della tribù Celto-Ligure dei Salassi.

La dominazione romana 

Alla fine della Seconda guerra punica, dopo la vittoria di Scipione l'Africano su Annibale nel 202 a.C.Roma rivolse la sua attenzione verso le Alpi, dove i Galli alleati dei Cartaginesi continuavano a costituire una notevole minaccia. La funzione di un accampamento posto in questa valle era principalmente strategica. Era essenziale consolidare il dominio di Roma sulla Pianura Padana e sui territori prealpini, utilizzando le Alpi come baluardo naturale contro le invasioni barbariche. Per questo nacque allo sbocco delle valli alpine un sistema di città fortificate che controllavano gli accessi alle fertili terre della Pianura Padana.
Tuttavia dal I secolo a.C. la progressiva conquista della Gallia modificò l'importanza strategica dei valichi del Piccolo e del Gran San Bernardo ponendo il problema del controllo della valle abitata a quel tempo da una popolazione, i Salassi, ostacolo al passaggio dei soldati e dei mercanti lungo la Via delle Gallie. Dopo una serie di scaramucce e di spedizioni militari e di trattati dall'esito incerto, nel 25 a.C. Cesare Augusto inviò contro i Salassi il futuro console Aulo Terenzio Varrone Murena a capo di un esercito consistente. Alla fine, sconfitti, i Salassi vennero probabilmente sterminati o ridotti in schiavitù.
Da Aosta, epoca romana, passava la via delle Galliestrada romana consolare fatta costruire da Augusto per collegare la Pianura Padana con la Gallia.
«...la vecchia Aosta di cesaree mura
ammantellata, che nel varco alpino
èleva sopra i barbari manieri
l’arco di Augusto...»
(Giosuè CarducciPiemonte vv 17-20)
(FR)
«J'étais si heureux en contemplant ces beaux paysages
et l'arc de triomphe d'Aoste
que je n'avais qu'un vœu à former
c'était que cette vie durât toujours.»
(IT)
«Ero così felice di ammirare questi bei paesaggi
e l'arco di trionfo di Aosta
che avevo un unico desiderio da esprimere
che la vita durasse per sempre.»
(Stendhal
La cattedrale
Panorama da nord-est.

  

martedì 21 maggio 2019

#Primavera2019, IN GIRO PER L'ITALIA. #Giro102 #lEmiliaRomagna

Fiorenzuola d'Arda è un comune italiano di 15 324 abitanti della provincia di Piacenza in Emilia-Romagna
Ingresso della chiesa di San Francesco
La Beata Vergine della Neve
Il territorio del comune di Fiorenzuola d'Arda è elencato tra i comuni di pianura, nella regione agraria Basso Arda[ l'altitudine media è di ottantadue metri sul livello del mare. Confina con i comuni di Alseno, Cadeo, Castell'Arquato, Carpaneto Piacentino, Cortemaggiore e Besenzone. Fiorenzuola d'Arda risulta essere il comune più popolato della provincia dopo Piacenza Fiorenzuola d'Arda
Fly Me to The Moon - Diana Panton
Sottopasso della Stazione ferroviaria suburbana di Castel Maggiore
Castel Maggiore (Castèl Mazåur in dialetto bolognese) è un comune italiano di 18 424 abitanti della città metropolitana di Bologna, in Emilia-Romagna, situato a circa nove chilometri a nord rispetto al centro storico del capoluogo, fa parte dell'Unione Reno Galliera.
I primi testi che parlano dell'esistenza del Comune, anticamente chiamato Castaniolo, risalgono a documenti del X secolo. L'edifizio più antico ancora presente nel territorio comunale è la chiesa (ormai non più ufficiata) dedicata a San Biagio, nella zona industriale (Via di Saliceto, incrocio con Strada Stradellazzo - o Strada Stradellaccio, o Via Stradellaccio). Di costruzione romanica, dalla semplice architettura, è affiancata da un tozzo campanile, non particolarmente alto, ma di un certo fascino. In seguito Castaniolo venne caratterizzato dall'appellativo Maggiore, per distinguerlo dalla località Castagnolo Minore del comune di Bentivoglio. La leggenda narra che il nome derivi da un grosso tronco di castagno che sarebbe stato trasportato sul territorio comunale dal Canale Navile. Il nome fu mutato nell'attuale dall'autorità pontificia nel 1818, che riconobbe anche al comune la giurisdizione sulle attuali frazioni. Il paese subì notevoli bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale a causa del passaggio della ferrovia Bologna-Padova. Lo stemma è cambiato recentemente dopo il passaggio da paese a città. Castel Maggiore
Dribble · 
Barre Phillips · Palle Danielsson · Barry Guy · J.F. Jenny-Clark · Stu Martin
Piccola frazione agricola, con abitanti in prevalenza dediti alla produzione di ottimo vino sangiovese.
Meritevole di una visita è la bianca chiesa parrocchiale dell’Assunta, che domina sull’area attrezzata del Parco Comunale del Fiume Marano. Nei pressi vi è il lago del Marano con possibilità di pesca sportiva e diversi maneggi ippici.
Il Parco fluviale del Marano, nella zona di Vecciano di Coriano, è la località a pochi passi dalla riviera romagnola e da Rimini.
Molto ampia, con bosco e prati verdi, è un’area picnic attrezzata con tavoli e panche in legno

Zaz, Je veux

“Datemi una suite al Ritz, non la voglio
dei gioielli di Chanel, non li voglio
datemi una limousine, per fare cosa?
dammi del personale, per fare cosa?
Un maniero a Neuchâtel, questo non fa per me
dammi la Torre Eiffel, per fare cosa?
Voglio amore, gioia, buon umore
non sono i vostri soldi a fare la mia felicità
“Donnez moi une suite au Ritz, je n’en veux pas
des bijoux de chez Chanel, je n’en veux pas
donnez moi une limousine, j’en ferais quoi?
Offrez moi du personnel, j’en ferais quoi?
Un manoir a Neuchâtel, c’est pas pour moi
offrez moi la tour Eiffel, j’en ferais quoi?
Je veux d’l’amour, d’la joie, de la bonne humeur
ce n’est pas votre argent qui f’ra mon bonheur

#Primavera2019, IN GIRO PER L'ITALIA. #Giro102 #Marche

Porto Sant'Elpidio è un comune italiano di 26 386 abitanti della provincia di Fermo.
È il secondo comune più popoloso della provincia dopo il capoluogo.
Porto Sant'Elpidio è stato istituito come comune autonomo il 14 novembre1952, data dalla suddivisione amministrativa della città di Sant'Elpidio a Marenel secondo dopoguerra.
Da alcuni scavi nella zona interna del comune (Fonteserpe, Pescolla, Pian Di Torre) si sono trovati molti reperti archeologici importanti, che confermano la presenza di alcune sepolture villanoviane.
Dell'epoca medioevale si ritrovano mappe in cui già nel 1500-1600 si legge di un piccolo paesino sulla costa, col nome di "Porto San Lupidio", con mare pescoso e poco lontano dal castrum Castri, fortezza militare andata distrutta in epoca medievale. Nonostante il passare degli anni e la continua immigrazione dal Sud Italia, il paese è rimasto abbastanza piccolo fino al 1952, in cui ottiene l'indipendenza comunale da Sant'Elpidio a Mare, cambiando nome da "Porto di Sant'Elpidio a Mare" a "Porto Sant'Elpidio".
La Stazione delle Ferrovie dello Stato ha favorito anch'essa un aumento fortissimo della popolazione e dell'immigrazione da Sud. Un evento legato alla ferrovia è stato quello della visita alla città del principe Umberto I di Savoia. Il suo nome viene ricordato in un tratto della Statale 16 che attraversa completamente il comune.
Un altro evento di importanza fu l'alluvione accaduto negli anni cinquanta. In quei giorni le piogge torrenziali gonfiarono i letti dei fossi presenti e l'assoluta mancanza di una rete fognaria inasprì il problema. In poco più di un giorno una grossa quantità di fango e acqua invase le strade, impedendo l'arrivo degli scarsi soccorsi e distruggendo moltissime case povere, oltre a rendere molti raccolti inutilizzabili. La ripresa da quel disastro fu lenta, ma la vita ricominciò poco tempo dopo.Porto Sant'Elpidio
Meritano una visita: l’antica Torre dell’Orologio, simbolo della città, eretta a difesa dalle invasioni dei pirati; la Chiesa dell’Annunziata e le nobili ville, come Villa Murri e Villa Barrucchello, che vengono utilizzate, soprattutto d’estate, per manifestazioni a carattere culturale. Nella località Cova fu fondato nel ‘500 il Santuario dell’Addolorata. Dal punto di vista naturalistico è interessante il bacino del Tenna, denominato “Paludi di San Marco”, soprattutto per l’osservazione ornitologica nel tardo autunno e all’inizio di primavera. Porto Sant'Elpidio
Dave Holland & Steve Coleman (Duo) "See Saw"


giovedì 16 maggio 2019

#Primavera2019, IN GIRO PER L'ITALIA. #Giro102 #lMolise #Abruzzo

Centro Murattiano. Piazza Gabriele Pepe
Campobasso è un comune italiano di 49 148 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia e della regione Molise.
Veduta del castello Monforte da Piazza della Vittoria
Prima città della regione per popolazione, sorge a 701 m s.l.m. (a m. 792 il castello Monforte), risultando così, per altitudine, il terzo capoluogo di regione dell'Italia peninsulare, dopo Potenza e L'Aquila, e il quarto capoluogo di provincia, considerando anche Enna.
La città, di probabile origine longobarda, si trova nella zona compresa tra i fiumi Biferno e Fortore. Il centro storico raccoglie numerose testimonianze delle diverse epoche della città, dalla duecentesca chiesa di San Leonardo, al quattrocentesco castello Monforte, e alla neoclassica cattedrale della Santissima Trinità. Nel 2018 Campobasso è stata insignita dal Ministero dei Beni Culturali del titolo di borgo di notevole interesse storico.
Via Chiarizia: salita verso il castello; a sinistra la chiesa di San Leonardo
Sull'origine del nome Campobasso ci sono molte ipotesi e poche certezze; tanti sono stati coloro che con i loro studi e ricerche hanno cercato di trovarne il significato.
Il Galanti, asserisce che in origine l'abitato fosse diviso in due borghi, uno chiamato Campus de Prata e l'altro Campus Bassus. Il primo insediamento, posto a una quota più alta, sarebbe andato distrutto e gli abitanti si sarebbero trasferiti nell'altro che avrebbe così dato il nome alla futura cittadina.
Secondo il Masciotta, il nome della città deriverebbe da Campus Vassorum, cioè campo dei vassalli. Nel X e XI secolo i vassalli erano coloro che abitavano, essendone soggetti, gli spazi circostanti i castelli del feudatario.
Il Gasdia, ritiene più semplicemente che il nome Campobasso sia in rapporto con la sua posizione topografica. Nella sua “Storia di Campobasso” egli afferma: “Chi primo s'affacciò alla conquista di questa regione, dopo l'affaticato salire e discendere e risalire del cammino montuoso, respirò discendendo verso questo minuscolo altipiano prativo. O fossero Bulgari guidati da Alzecone, o Longobardispoletini o beneventani, o conquistatori della normanna nobiltà, o pacifici monaci di San Benedetto da Norcia che, armati della Regula, del salterio e dei sacri arnesi agricoli risalissero da Santa Sofia di Benevento a ridar vita a questa regione…dissero: ecco il Campo Basso, ecco la località bassa dove pianteremo il bivacco, la dimora, la badia”.
Il Michelangelo Ziccardi, sulla base di alcune indicazioni storiche di Tito Livio, farebbe risalire il nome della città al fatto che un certo console romano Basso abbia costruito un campo militare, da cui Campus Bassi poi trasformatosi con il tempo in Campobasso
«Le montagne intorno fino all'eccelsa Maiella ordinavansi in file; e le loro cime, toccantisi in apparenza e per dubbie liste distinte appena, la immensità de' bacini accennavano del Biferno del Trigno e del Sangro, ne' quali tante altre minori valli convengono. Numerose borgate, quale in iscorcio e quale in prospetto, ad animar questa scena, coronavano Campobasso, se non che tolti dalla neve gli oscuri così de' boschi come de' tetti.»
(Dall'opera "La Pace" di Michelangelo Ziccardi
Palazzo Mazzarotta, sede del Museo Sannitico, visto da vico Pizzoferrato
Mark Knopfler - Who's your baby now
Miglianico è un comune italiano di 4.780 abitanti della provincia di Chieti in Abruzzo. Il suo territorio si estende tra i fiumi Foro e Venna ad una distanza di circa 5 km dal litorale Adriatico.
La fondazione del paese risale al periodo medievale (987 d.C.), in quanto il nome Miglianico parrebbe derivare dal latino Aemilius. Tuttavia lo sviluppo del borgo avviene intorno alla rocca sorta in epoca alto medioevale, come testimoniano i resti di conci monumentali (riferibili al X secolo e XI secolo) gravemente danneggiati dall'ultimo conflitto mondiale ed ora restaurato ed adattato ad abitazione. Nei primi tempi l'abitato appartenne ai Conti di Chieti, alla Badia di San Giovanni in Venere. Inoltre, è anche molto probabile che in epoca normanna il castello
abbia costituito un importante presidio militare in difesa del fiume Foro.
In questo periodo viene citato nel Catalogus baronum (1014) come Mellianum, feudo di tre militi, quando viene presidiato da un certo Riccardus Trogisii, esponente di spicco di un ramo di una famiglia normanna venuta in Abruzzo al seguito di Roberto di Loretello e sub feudatario di boemondo, conte di Manoppello. Nel XIV secolo, la località è ricordata come "Molianico, Milianica e Millanica" con le chiese S. Angeli, S. Martini S. Andree in Milianica[4]. Nel XV secolo fu degli Orsini e nel termine del XVIII secolo fu dei Valignani di Chieti ma, successivamente, fu dei Todeschi di Pianella.
Miglianico segue le vicissitudini del Regno delle Due Sicilie ed è incorporata al Regno d'Italia nel 1860.
Miglianico è indubbiamente divenuta famosa grazie agli artisti Francesco Paolo Michetti e Gabriele d'Annunzio, i quali hanno immortalato nella pittura e nella prosa la celebre festa patronale di San Pantaleone. Tuttavia, seguendo la corrente del realismo e dell'impressionismo, Michetti nella sua tela Gli storpi o il Voto, ha ben superato il realismo classico di quei tempi, illustrando molto bene, e con pennellate rapide e aspre la scena del procedere carponi e strisciando dei fedeli verso il busto reliquiario del santo, adagiato davanti l'altare della chiesa. La scena si svolge ad andamento orizzontale, l'atmosfera è oscura e opaca, i fedeli sono raccolti in preghiera, ed alcuni con dei cenci addosso, piuttosto che degli indumenti veri e propri, avanzano premendo il petto sul terreno, mentre un fedele è arrivato al busto, che abbraccia e bacia con passione, in segno di fedeltà estrema. Quest'eccessivo amore, descritto con caratteristiche talmente passionali da rasentare il fanatismo e la follia pura, è stato descritto da D'Annunzio nella novella Gli idolatri, il quale con Michetti dovette aver assistito, nel 1884 circa, alla processione di Miglianico. La novella fu inclusa nella raccolta San Pantaleone e pubblica nel 1886, riedita nel nuovo gruppo de Le novelle della Pescara nel 1902.
Francesco Paolo Michetti
Studio per figura femminile o Pastorella, 1900 ca. (Fondazione Cariplo)

Paesaggio abruzzese, o Ritorno all'ovile (1910)
Nel 2009 Miglianico ha ospitato, durante i XVI Giochi del Mediterraneo di Pescara, il torneo di golf. https://it.wikipedia.org/wiki/Miglianico
#PercorsiQuotidianiMUSICA
...e i sogni di notte
che chiedono amore
cadono al mattino senza te
cammina da solo
urlando ai lampioni
non resta che cantare ancora


Vinicio Capossela - Scivola vai via (Official Video)

martedì 14 maggio 2019

#Primavera2019, IN GIRO PER L'ITALIA. #Giro102 #lLazio

Guidonia Montecelio  conosciuto semplicemente come Guidonia) è un comune italiano di 89 604 abitanti della città metropolitana di Roma Capitale, nel Lazio, situato a 22 km a nord est di Roma.
Originariamente comune di Montecelio, accorpato e rinominato nel 1937 con la città di fondazione fascista Guidonia e il suo aeroporto militare, è il terzo comune più popoloso del Lazio dopo Roma e Latina, il secondo comune non capoluogodi provincia più popoloso d'Italia dopo Giugliano in Campania, e il più popoloso comune sparso.
Lavori di bonifica a Guidonia. Si dissoda il terreno per prepararlo alla coltivazione. Grandi erpici spaccano lo strato superficiale duro e calcareo, i blocchi sono portati via mentre si procede allo sterro ed al successivo drenaggio
Vista di Montecelio agli inizi del XIX secolo. Opera del pittore Simon-Joseph-Alexandre-Clément Denis
Manifesto storico delle Acque Albule di Tivoli 
Il paese di Monticelli, modificato in Montecelio con regio decreto legge nº 912 del 23 giugno 1872, prende il nome dalla due cime su cui è posto. Il primo documento medievale che ne attesta l'esistenza lo definisce Castrum Monticellorum. Il nuovo toponimo, attribuito a causa dei numerosi omonimi all'indomani dell'annessione dello Stato Pontificio, non era del tutto arbitrario. Già nel XVI secolo lo si usava in ambiente dotto, ritenendo che Monticelli fosse una corruzione popolare di Mons Celii etimo derivato da un presunto possedimento dell'antica gens Celia.
«Il territorio della Terra di Monte Celio in Latio è diviso circa alli terreni canovativi per le annue sementi de grani biade et altro in quattro parti...» 
Guidonia ha un suo eponimo: Alessandro Guidoni, generale dell'Aeronautica, perito tragicamente il 27 aprile 1928 precipitando durante una prova di lancio con il paracadute nei pressi dell'allora Campo d'Aviazione di Montecelio.
Con la nascita del nuovo comune, avvenuta per regio decreto del 21 ottobre 1937, si inglobava la preesistente giurisdizione amministrativa di Montecelio, paese antico di almeno un millennio, posto su due colli. Guidonia Montecelio
Rocca Priora è un comune italiano di 12 085 abitanti della città metropolitana di Roma Capitale. Ubicato nell'area dei "Colli Albani", raggiunge un'altitudine di 768 m s.l.m., che ne fa il comune più alto dei "Castelli Romani", con buona parte del territorio che ricade all'interno dei confini del Parco Regionale dei Castelli Romani. È la sede della Comunità montana Castelli Romani e Prenestini. Da qui opera la BRP (Brigata Rocca Priora).
Castello
Nel comune di Rocca Priora, si svolge a gennaio la festa di Sant'Antonio Abate, una festa in onore del Santo protettore degli animali durante la quale c'è la benedizione degli animali che sfilano in carri allegorici realizzati prevalentemente in legno decorati con frutta e pane. Molto sentita è anche la festa del patrono, S. Rocco, che cade il 16 agosto. Troviamo anche la festa di San Biagio vescovo e martire , che liberò Rocca Priora dalla peste. In agosto si tiene la festa della Madonna della Neve,e durante la processione si spara neve finta dai bordi della strada , ricordando il celebre giorno in cui la Madonna fece nevicare su Rocca Priora è arricchì la popolazione. 
Un'altra festa è quella del narciso, a Maggio
Manfred Schoof Quintet - Flowers All Over (1977)

domenica 5 maggio 2019

#Primavera2019, IN GIRO PER L'ITALIA. #Giro102

11 maggio al 2 giugno 2019
Poggibonsi è un comune italiano di 28 998 abitanti della provincia di Siena in Toscana. Sorge nel territorio dell'Alta Val d'Elsa alle propaggini occidentali delle Colline del Chianti, dove sono molto diffuse la coltivazione della vite e dell'olivo. Importante anche il polo industriale che è sorto alla periferia della città in modo massiccio e dove si producono componenti per camper, mobili, vasi, vetri.
Poggibonsi fin dal medioevo, quando già la città svolgeva la funzione di emporio sulla Via Francigena, ha sempre avuto una particolare vocazione commerciale che l'ha posta al centro degli scambi economici transitanti per la Valdelsa. Attualmente la città, che vanta una invidiabile percentuale di occupazione, è il capoluogo del Distretto Industriale dell'Alta Valdelsa, che comprende nel suo territorio anche i comuni di Colle Val d'Elsa, San Gimignano, Casole d'Elsa, Barberino Tavarnelle e Certaldo, ed è un punto di riferimento occupazionale di un vasto bacino che interessa le province di Firenze, Siena e Pisa. Se per tutto il periodo che va dal "boom economico" agli anni ottanta la produzione locale era stata sostanzialmente monotematica e incentrata sul settore del mobile e dell'arredamento, attualmente è invece possibile trovare aziende che si occupano di settori che spaziano dal caravanning, (a Poggibonsi e nei comuni limitrofi è concentrato oltre il 90% della produzione nazionale di camper e caravan), alla meccanica (in particolare macchine per la lavorazione del legno e per l'edilizia). Resta comunque ancora molto viva la vocazione della zona a produrre mobili e complementi per l'arredamento
Poggibonsi è la città in cui si reca Mara nel libro La ragazza di Bube di Carlo Cassola

Sasso Marconi (Al Sâs in dialetto bolognese) è un comune italiano di 14.906 abitanti della città metropolitana di Bologna, in Emilia-Romagna, il cui territorio occupa la prima zona collinare dell'Appennino bolognese compresa tra la bassa valle del fiume Reno, la porzione inferiore della valle del Setta a sud-est e parte del bacino idrografico del fiume Lavino a ovest. Fino alla prima metà del XX secolo il comune era denominato Praduro e Sasso, per assumere la denominazione di Sasso Bolognese con Regio Decreto del 20 giugno 1935, n. 1386. Nel 1938 assunse l'attuale denominazione di Sasso Marconi, in onore del premio Nobel Guglielmo Marconi.
Il paese prende il nome dal Sasso della Glosina, una rupe del Contrafforte pliocenico che domina la confluenza dei fiumi Setta e Reno, e da Guglielmo Marconi, il noto scienziato. Precedentemente i toponimi che identificavano la zona erano Praduro e Sasso. Nel 1935 mutò denominazione in Sasso Bolognese, e nel '38 in Sasso Marconi, in memoria dello scienziato.
BOLOGNA

Santuario Madonna di San Luca
Bologna - Francesco Guccini
Bologna è una strana signora, volgare matrona, Bologna bambina per bene, Bologna "busona", Bologna ombelico di tutto, mi spingi a un singhiozzo e ad un rutto, rimorso per quel che m' hai dato, che è quasi ricordo, e in odor di passato...

venerdì 1 marzo 2019

Collalto Sabino, #lebelleitalie

Collalto Sabino è un comune italiano di 421 abitanti della provincia di Rieti, in Lazio. Sorge su un picco a sud-est del Lago del Turano, al confine con l'Abruzzo ed è considerato uno dei borghi medioevali più belli e intatti d'Italia.
La storia del borgo di Collalto fa risalire le proprie origini a tempi remoti: all'epoca dei Longobardi, che nell'Italia centrale e nell'Italia meridionaledetenevano i ducati di Spoleto e Benevento, risale la distruzione del villaggio di Carseoli che sorgeva ove ora sorge Civita di Oricola in località Bosco della Sesera. A questa distruzione si aggiunsero poi delle scorrerie portate avanti dai Saraceni, il che indusse i pochi abitanti rimasti nel luogo a costruire una primitiva torre di difesa attorno alla quale si costituì poi il moderno abitato di Collalto Sabino.
Nel X secolo l'area divenne sede di un gastaldato e nell'XI secolo divenne proprietà dell'Abbazia di Farfa che quivi stabilì un proprio monastero benedettino. Successivamente l'Abbazia cedette il borgo alla nobile famiglia dei Marsi con l'obbligo però di corrispondere un canone annuo alla comunità religiosa locale.
La particolare posizione del borgo, posto al confine tra lo Stato Pontificio ed il regno normanno di Napoli, lo rese un punto strategico a tal punto che venne visitato dall'Imperatore Federico II di Svevia durante un suo viaggio verso Rieti. Furono questi gli anni in cui il borgo godette di maggiore potenza e autonomia dai grandi possedimenti territoriali che lo circondavano, arrivando a godere del diritto di battere moneta e di ampliare le fortificazioni già esistenti con la costruzione di un castello. È in questo periodo che viene costruita una prima cinta muraria, in particolare dopo le battaglie di Benevento (1266) e Tagliacozzo (1268) che avevano visto il borgo di Collalto come uno dei principali punti di controllo della vicina Valle del Turano.
Nel 1297 il borgo viene ceduto da Carlo d'Angiò, nuovo re di Napoli, allo Stato Pontificio riconoscente della concessione del trono fatta a suo favore.
«Il castello Sederini di Collalto Sabino si trova in una delle posizioni più elevate della Sabina e del Lazio. Ha origini antichissime, derivanti dalla necessità delle popolazioni alto medievali di quest’area della Sabina di trovare rifugio in posizione sicura dalle continue incursioni saracene del IX secolo. Fu così che dopo il Mille attorno le prime ed incerte strutture di difesa si sviluppo l’abitato cinto di mura e torri ed arroccato attorno al castello. In questa epoca, testimoniata da documenti, è accertata la proprietà del castello da parte dell’onnipresente abbazia di Farfa. Passato a Carlo II d’Angiò fu da questi ceduto per vicende politiche e giurisdizionali alla chiesa. 
Il castello infatti si trova proprio ai confini dello Stato della Chiesa e l’Abruzzo, che dopo vicende belliche del Duecento entrava a far parte dell’orbita Angioina e del Regno di Napoli. A lungo fu di proprietà dei Savelli che nel XVI secolo lo vendettero agli Strozzi e poi ai Soderini. Questo lo cedettero alla metà del XVII secolo a Francesco Barberini, nipote di papa Urbano VIII. Nel corso dell’Ottocento fu acquistato dal conte Corvin-Prendowski e negli Anni Venti ai Giorgi-Monfort. 
La struttura architettonica originaria del castello risale al XII-XIII secolo e, nonostante le ininterrotte trasformazioni occorse nei secoli seguenti, è ancora abbastanza identificabile. La planimetria segue una forma a V ed è formata da due diversi corpi di fabbrica separati e diversi nella loro architettura. Uno orientato a sud-est con il portale d’ingresso recante lo stemma Barberini con ponte levatoio tra due possenti torrioni quadrangolari con merlature. L’altro più massiccio e semplice, con alte mura munite di feritoie e con bastioni circolari collegati con camminamenti sommitali di ronda. All’interno delle mura esterne, oltre il ponte levatoio si imposta il cortile, delimitato su tre lati dal corpo di fabbricati abitativi e sovrastato a nord dall'imponente mole della fortezza. 
Nell’ala orientale della bella corte si trova il vecchio corpo di guardia della milizia a presidio del castello mentre nell’ala occidentale si trovano le antiche cantine, granai e rimesse. 
Dalla corte infine partono due rampe recanti epigrafi dei Barberini, dei Corvin-Prendowski e dei Giorgi-Monfort che conducono al castello vero e proprio. Dalla sala d’ingresso che reca un grande camino con lo stemma Barberini si giunge al Salone d’Onore ornato con un camino con simbolo dei Soderini e dipinti di Rosa da Tivoli, dello Spagnoletto, del Fieravino e una grande tela di Luigi Garzi. Sempre allo stesso livello si trova il salotto con una piccola esposizione di porcellane e la cucina con decorazioni di genere nel soffitto. Notevole è la biblioteca in stile veneziano ed una saletta con una raccolta di armi ed armature. Dal cortile inoltre si dipartono altri percorsi. 
Il primo al giardino ed al parco ornato con numerosi esemplari di piante rare, accessibile per mezzo di una rampa. Il secondo invece all’interno del maschio del castello accessibile per mezzo di un ponte levatoio. All’interno si trovano gli ambienti della milizia, il deposito delle munizioni, le postazioni da tiro ed una sala anticamente utilizzata per celebrare processi e forse anche per torturare i prigionieri. Ai piedi del Maschio si aprono le prigioni. Degno di nota, nel lato meridionale della corte, l’edificio dell’orologio dell’epoca dei Barberini, mentre nel lato settentrionale si imposta una latrina a caduta libera».
Dave Brubeck - Take Five

Le città finaliste della Capitale italiana del libro 2026

Il Ministero della Cultura comunica che la giuria per la selezione della Capitale italiana del libro 2026, presieduta da  Adriano Monti Buzz...