domenica 25 luglio 2021

#NarrazioniOlimpiche Tokyo 2020, #Storie: Vito Dell’Aquila | Luigi Samele

Vito dell’Aquila è un taekwondoka di appena 20 anni, che nel suo palmares può già vantare titoli importantissimi come un bronzo mondiale e un bronzo ed un oro europei, non male per un ragazzo che aveva incominciato a praticare arti marziali per combattere la timidezza…
Vito come ti sei avvicinato a questo sport e quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?
Ho iniziato a praticare questo sport nel 2008, a 8 anni: ero molto timido e a mio padre piacevano molto le arti marziali, impazziva per Bruce Lee. A Mesagne, dove abitavo c’era la palestra di Roberto Baglivo, una realtà molto importante nel Taekwondo e quindi ho deciso di provare. Pensavo che praticare arti marziali potesse aiutarmi a combattere la timidezza… E così è stato. La mia prima gara importante l’ho combattuta nel 2014, quando dopo aver vinto i Campionati italiani e la Coppa Italia la Federazione mi ha selezionato per il Mondiale cadetti a Baku e ho vinto anche li. Da quel momento ho cominciato a capire che poteva essere più di una semplice passione.
Cosa rappresenta per te il Taekwondo?
É la mia vita, è uno sport che faccio con assoluta passione e ho la fortuna di poter considerare il mio lavoro. Il Taekwondo mi ha dato tutto, mi ha permesso di crescere come persone combattendo la timidezza e acquistando consapevolezza in me stesso. E poi mi ha permesso di entrare nel gruppo sportivo dei Carabinieri, quindi mi ha aperto anche la strada a un altro tipo di carriera lavorativa perchè sono un Carabiniere a tutti gli effetti.
A 20 anni ti sei già qualificato per le olimpiadi… Il coronamento di un sogno.
Le Olimpiadi sono un evento incredibile, le sognavo fin da piccolo, ma è solo un primo passo verso altro: non voglio solo partecipare, vorrei ottenere il miglior risultato possibile. Spero sia solo l’inzio, sono giovane e mi aspettano tanti anni di Taekwondo. Voglio viverla fino in fondo e cercare di togliermi soddisfazioni.
L’oro però non lo nominiamo… Sei scaramantico?
No. assolutamente, dai facciamo che te lo dico. Sogno l’oro. Non è una questione di scaramanzia ma non voglio sembrare arrogante. Se un atleta non punta al massimo, è inutile anche fare gli viaggio a Tokio, non potrei mai dirti: “spero di vincere il bronzo o l’argento o arrivare quarto!”. Già molto spesso non vinci quando punti al massimo, figurati se parti puntando a un piazzamento…
Com’è la tua giornata tipo?
Mi alleno sempre due volte al giorno. Di mattina di solito curo lapreparazione atletica con vari tipi di lavoro come resistenza, forza, equilibrio e agilità. Nel pomeriggio invece c’è la parte tecnica e tattica con il combattimento vero e proprio.
Cosa consiglieresti a un ragazzo che vorrebbe intraprendere la tua carriera?
Prima di tutto, inizialmente, di non prendersi sul serio ma di impegnarsi sempre al massimo perchè lo sport va fatto con passione. Per raggiungere risultati bisogna fare sacrifici, lavorare duramente e non perdere mai la passione. E poi cercare di prendere il buono dagli altri, ma rimanere sempre se stessi. Non ho mai avuto un idolo in particolare, ma mi sono sempre ispirato a tante persone cercando di carpirne il lato migliore. unminutoprima.com
La prima medaglia d’oro dell’Italia Team a Tokyo 2020 porta la firma di Vito Dell’Aquila, nel taekwondo. L’azzurro di Mesagne è stato protagonista indiscusso della categoria -58 kg ai Giochi Olimpici giapponesi e alla Makhuari Messe Hall ha avuto la meglio in finale sul tunisino Khalil Mohamed Jendoubi per 16-12.
Il pugliese aveva iniziato il suo cammino verso l’oro olimpico superando l'ungherese Omar Salim 26-13, agli ottavi della categoria -58 kg. Poi l'azzurro ha battuto il tailandese Ramnarong Sawekwiharee 37-17, aprendosi la strada verso la semifinale in cui ha sconfitto l'argentino Lucas Lautaro Guzman 29-10.
Dell’Aquila, nato nel 2000, anno in cui il taekwondo ha esordito nel programma olimpico di Sydney, impreziosisce così la sua bacheca personale in cui trovano posto anche un oro e un bronzo europeo (2019 e 2018) e un bronzo mondiale (2017).
Per l’Italia Team si tratta, invece, del secondo oro olimpico di tutti i tempi dopo quello vinto da Carlo Molfetta a Londra 2012 (anche lui di Mesagne). www.coni.it
Luigi Samele (Foggia, 25 luglio 1987) è uno schermidore italiano, specialista della sciabola.
È fratello di Riccardo Samele arbitro internazionale di scherma. È tesserato per le Fiamme Gialle.Il suo maestro è Andrea Terenzio.
Ha vinto 3 volte i Campionati europei di scherma nella sciabola a squadre. Ha vinto le prove di Coppa del Mondo di scherma a Chicago nel 2014 e a Cancun nel 2016.
Ha conquistato la medaglia d'oro nella prova individuale ai Mondiali Cadetti di Plovdiv.
Partecipa come riserva alle Olimpiadi di Londra del 2012 e dà un grande contributo alla squadra italiana nella finale per il bronzo, vinta poi dall'Italia. Per 4 volte entra nella Top Ten del Ranking finale della Coppa del Mondo di scherma sciabola individuale.
Nel 2006 Ha vinto la Coppa del Mondo Junior 2005-06
Nel 2005 a Tapolca nei Campionati Europei Junior di scherma vince la medaglia d'oro sia nella prova individuale che nella prova a squadre.
Ha rappresentato l'Italia ai Giochi olimpici estivi di Londra 2012, vincendo la medaglia di bronzo nella sciabola a squadre, con Diego Occhiuzzi, Aldo Montano e Luigi Tarantino.
Nel 2016 a Roma, nel 2019 a Palermo e nel 2021 a Cassino nei Campionati italiani assoluti di scherma vince la prova individuale di Sciabola. Nel 2018 vince l'argento nella gara iridata di sciabola maschile a squadre sia al Campionato Mondiale di Wuxi che al Campionato Europeo di Novi Sad.
Questa è per lei una Olimpiade diversa?
«L’emozione e la voglia di fare l’Olimpiade sono le stesse. L’attesa è stata più lunga. La preparazione è stata la stessa. Puoi aspettare anche 10 anni, ma l’Olimpiade sarà sempre l’Olimpiade».
Quali differenze ci sono fra le sue Olimpiadi?
«Affronto Tokyo in maniera più matura e consapevole. La prima è stata un sogno che si realizzava, come una cosa che nemmeno credevo fosse possibile. Questa la affronto con la consapevolezza di volerla fare bene dopo anni di gare ognuna delle quali ti forma».
E quando ci sarà davvero da smettere?
«Tirerò le somme dopo queste Olimpiadi. Se sarò ancora competitivo e se mi divertirò continuerò fino a Parigi 2024. Un po’ d’ansia c’è perché una parte della tua vita finisce. Vorrei trasmettere la mia conoscenza schermistica, insegnare cosa può succedere a un atleta in carriera e può davvero succedere di tutto».
Da Foggia a Roma e ora a Bologna con la Virtus Scherma. Il cambiamento serve a un atleta?
«A me sì. Direi quasi che è necessario anche se ci sono persone che rendono meglio con la loro ancora di salvezza vicina. Quando io vedo che tutto è fermo vado in angoscia. Gli atleti vengono visti come macchine da guerra, ma alla fine tutti abbiamo un cuore e un’anima. Non esiste atleta che non possa essere scalfito». www.vanityfair.it

L’Italia Team inaugura il medagliere di Tokyo 2020 con l’argento di Luigi Samele, nella sciabola maschile. L’azzurro ha ceduto soltanto in finale all’ungherese Aron Szilagyi con il punteggio di 15-7. Nella sua cavalcata verso la medaglia il foggiano aveva superato il coreano Junghwang Kim (15-12) in una semifinale conquistata vincendo il derby con Enrico Berrè (15-10).
Per l’azzurro (foto Ferraro - GMT Sport) si tratta della seconda medaglia olimpica in carriera dopo il bronzo a squadre vinto a Londra 2012. www.coni.it

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